Il Dato Aperto al tempo dei socialnetwork. Comunicazione e informazione, alcune brevi riflessioni personali

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Solo agli inizi degli anni Novanta al tema della comunicazione pubblica sono state dedicate ed intitolate analisi giuridiche – basti appena ricordare il Rapporto Giannini per la riforma della pubblica amministrazione e l’istituzione della Commissione Nigro [“dal riconoscimento della cittadinanza politica inizia a seguire il riconoscimento della cittadinanza amministrativa” S. Cassese]- nelle quali per lo più si tratta dell’argomento come un ambito privilegiato per richiamare le problematiche del diritto all’informazione, come “nuovo diritto sociale”, oltre che strumento indispensabile per una democrazia compiuta. Il cittadino viene considerato un interlocutore indispensabile nel rapporto con l’autorità. Questi contributi, anche se sporadici, danno il senso di come un passo avanti per la qualificazione del fenomeno della informazione pubblica come comunicazione, ossia come rapporto bidirezionale e paritario, sia compiuto trattando della circolazione delle informazioni che riguardano l’apparato pubblico ed in particolare quello amministrativo. Occorre però da subito avvertire che, se certamente è indispensabile una disamina delle situazioni soggettive coinvolte, sembra invece insufficiente definire la comunicazione pubblica come l’attività con cui i soggetti pubblici diffondono la loro immagine. L’introduzione dell’espressione “immagine”, o “immagine globale”, interessa solo se connessa al problema più articolato della riconoscibilità delle istituzioni. Dunque non sono solo la “reputazione” o la “visibilità” ad entrare in gioco. E’ il riferimento autorevole e riconosciuto che fa la differenza, il rimando a quell’Ente come tratto distintivo di un’appartenenza in termini culturali e di fonte. Quindi la comunicazione come riferimento dell’organizzazione politica ma anche lavorativa, di servizio.
Dopo questa parentesi, che in fondo è anche un po’ una premessa, si può cominciare a fare una netta distinzione tra comunicazione e informazione.
L’informazione, ossia la conoscenza, passa attraverso la comunicazione.
Il nostro mondo è più attanagliato dalla comunicazione che dalla informazione. Ci veicolano quantità infinite di comunicazioni, ormai sempre più ‘mediali’ ma la vera informazione è cosa altra.
La comunicazione è appannaggio dei social network ed è quella che passa attraverso qualunque strumento, senza necessità di contenuto etico o sociale
Dire che la comunicazione non può essere un copia e incolla è probabilmente una bestemmia. La comunicazione per definizione è un ‘copia e incolla’. Possiamo comunicare automaticamente ciò abbiamo ascoltato, visto, letto, udito .. a nostra volta
L’uso che se ne fa è una questione d’in-formazione.
L’informazione è un’azione politica, la ‘corretta informazione’ è una questione culturale; la comunicazione è pura anarchia.
Distinguere tra comunicazione, informazione e corretta informazione rientra tra le attività di didattica: apprendimento/discernimento.
La fonte è importantissima. Anche un ‘dato aperto’ può fornirci una semplice ‘comunicazione’ che può diventare una ‘informazione’ se collocato su giuste direttrici interpretative/cognitive. La fonte aiuta a collocare sulla giusta direttrice la ‘comunicazione’
Il giornalista che ‘copia e incolla’ il comunicato stampa, fa comunicazione ma se utilizza una fonte autorevole e colloca nel contesto di riferimento il dato, trasforma la comunicazione in una utile informazione.
Il pratica, secondo un linguaggio twitter: il retweet è una comunicazione, il tweet è una informazione. Il dato aperto è una comunicazione, le direttrici del dato aperto sono una informazione, anche implicita.
La fonte, come si diceva prima, porta con sè una informazione di riferimento, una storia pregressa, e una finalità intrinseca. Questa è l’informazione che si veicola con la comunicazione.
La lente d’ingrandimento sulla comunicazione in generale è dovuta al fatto che fino ad un decennio addietro essa era lontanissima dall’essere diffusa se non attraverso la Tv, i suoi programmi e pubblicità. Le comunicazioni politiche avevano un senso se rapportate a chi le esprimeva, ed entravano in un contesto di ‘sottointesi’ che facevano ‘informazione’
Oggi la comunicazione ha preso il sopravvento ecco perchè facciamo fatica a distinguere l’informazione, ed il dato reale

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