Un assaggio dell’ebook La Rete e Il fattore C: competenze, conoscenze e consapevolezze

La Rete e il Fattore CLa Rete ed il fattore C: competenze, conoscenze e consapevolezze

(a cura di Marzano F, Montegiove S., Pietrafesa E.)

La pubblicazione, secondo volume della Collana WoW (World of Wister) nasce a seguito di vari incontri e corsi gratuiti tenuti nel corso dell’ultimo anno dalla Rete WISTER-SGI a diverse categorie quali genitori, docenti, educatori, insegnanti, studenti, raccogliendo i contributi di esperte/i, studiosi/e sulle tematiche legate all’utilizzo della Rete in termini di opportunità e rischi. L’ebook è stato strutturato in tre capitoli tematici per indagare ed evidenziare alcune competenze, conoscenze e consapevolezze necessarie ad un utilizzo della Rete attraverso un approccio critico, al riparo da pericoli, che consenta una crescita culturale, professionale, sociale per ciascuno di noi.

 

La Prefazione è  a cura di Laura Puppato

Oggi viviamo nel pieno di una vera e propria rivoluzione sociale che rimette in discussione tutti i confini delineati durante gli ultimi due secoli. In realtà, è riduttivo dire che sia una rivoluzione sociale, perché riguarda ogni aspetto della nostra vita, sociale, economica, culturale, politica, a partire dalla ridefinizione dell’io nella società. In molti hanno chiamato la nuova “era” in cui stiamo entrando la Società dell’Informazione, dominata dalla rete, intesa prima ancora come concetto che come internet. Il passaggio è epocale, il Novecento si è caratterizzato per una sommatoria di media diversi capaci di convivere assieme, ma gli anni 2000 hanno visto un nuovo fenomeno, ovvero quello della convergenza. In internet sono spinti alla convivenza e alla compresenza tutti i media precedenti e proprio dalla capacità di utilizzare i diversi codici dipende il successo di un prodotto (giustamente detto) multi-mediale.

 

Capitolo I. Le opportunità della rete: competenze

1.Le opportunità della rete

La rete è una realtà che pervade capillarmente la nostra vita e nel prossimo futuro si avrà la totale interazione di internet con altri mezzi di comunicazione di massa. Nel capitolo abbiamo analizzato come le principali opportunità offerte dalla rete si possono classificare in alcune categorie omogenee: Relazioni sociali; Relazioni politiche; Economia e lavoro; Condivisione della conoscenza, Ricerca e formazione; Benessere e qualità della vita.

Autrice: Flavia Marzano (Informatica, Presidente di Stati Generali dell’Innovazione, docente di Tecnologie per l’Amministrazione Digitale (Sapienza), Consulente per innovazione e sviluppo della Società dell’Informazione e della Conoscenza, valutatore esperto della Commissione Europea, blogger, ideatrice della rete WISTER)

 

2.Partecipare, condividere, scambiare nell’era 2.0: le ICT come strumenti di capacitazione

Attraverso il web si stanno recuperando la collaborazione e le relazioni sociali. Partecipare, condividere, scambiare sono verbi saliti alla ribalta con la diffusione di wiki, pop economy, media civici. In contesti sempre più liquidi nuove forme di aggregazione nascono ovunque, con un senso di appartenenza che non è ideologico, dogmatico e unico, ma più fluido e aperto, sostenuto dai Social Media che favoriscono il diffondersi di comportamenti collaborativi anche fuori da Internet.

Autrice: Fabiola De Toffol (È Project Management Professional e facilitatrice di processo, consulente in materie comunitarie e Project Cycle Management. La progettazione partecipata è diventato un proprio campo di sperimentazione e specializzazione: coordina e collabora a progetti che richiedono specifiche metodologie di gestione del processo partecipativo. Dal 1993 pianifica e gestisce progetti integrati e multi-attore in Italia e all’estero)

 

3.La comunicazione tra atomo e bit si fa digitale

Nell’era del web e dei social network affrontare il tema della competenza e della consapevolezza implica una riflessione su cos’è la comunicazione oggi e sulla variabile tempo che la condiziona in modo inesorabile. Dall’atomo al bit, dall’analogico al digitale: non consiste in un semplice passaggio, in una transazione ma  una coesistenza. Ciò che deve essere supportato e promosso è il cambiamento culturale. Il digitale è il nuovo paradigma che influisce sul tempo e sull’organizzazione.

Autrice: Francesca Maria Montemagno (Nel 2011 ha dato vita al network creativo OUTSTANDINGLAB dedicato al green e al non profit. Dal 2014 è partner di FORMAFUTURA, società che supporta i manager d’azienda nella trasformazione digitale e offre servizi innovativi di formazione e advisory. Una WISTER resiliente felice interessata di futuro e di smart cities. Vice Presidente di Pari o Dispare)

 

4.Geodati: quale utilità?

E’ chiamata neogeografia quel fenomeno che vede le informazioni geografiche prodotte con approcci collaborativi ed informali dagli stessi utilizzatori dell’informazione geografica. Il processo di produzione dei dati geografici digitali della Pubblica Amministrazione può trarre grandi benefici da questo metodo partecipativo, in termini di efficienza, efficacia e fruibilità del risultato da parte della collettività. Vanno però ripensati i processi della PA per ridurre i tempi di creazione dell’informazione e realizzare flussi continui e di qualità controllata di geo-dati, immediatamente fruibili da aziende e cittadini.

Autore: Massimo Zotti (Opera dal 1998 in Planetek Italia s.r.l. ed è a capo della Business Unit “Government & Security” dell’azienda. Sempre dal 2008 cura la redazione del magazine semestrale GeoXperience di Planetek Italia. E’ referente per Planetek Italia nell’ambito dell’Open Geospatial Consortium (OGC®), di cui Planetek Italia è Membro Associato. Nel 2010 ha avviato la fondazione del Forum Italiano dell’OGC, che mira a favorire la condivisione dei temi relativi agli standard OGC ed all’interoperabilità tra i membri e gli stakeholder nazionali, ed ha costituito il Gruppo italiano di interesse per INSPIRE sul Forum internazionale che promuove le iniziative legate alla Direttiva Europea per l’interoperabilità dei dati geografici)

Autore: Sergio Farruggia (E’ stato, dal 1995 al 2007, dirigente responsabile del Settore Sistema Informativo Territoriale del Comune di Genova. E’ consulente Geo-ICT collabora a progetti nazionali ed europei inerenti questa branca dell’ICT e partecipa attivamente alla vita di associazioni del settore: vice presidente del consiglio scientifico della Federazione ASITA; membro dei consigli direttivi di Stati Generali dell’Innovazione e diAM/FM GIS Italia; membro del Comitato per le Regole Tecniche sui Dati Territoriali delle Pubbliche Amministrazioni (istituito con DL. 82/2005, CAD, art. 59) in rappresentanza dell’Associazione Nazionale dei Comuni d’Italia, ANCI; membro del Comitato Esecutivo dell’Associazione Geographical Information Systems International Group, GISIG, Genova.E’ co-blogger di TANTO)

 

5.Set di strumenti per lavorare in condivisione

Le nuove tecnologie introdotte dalla rivoluzione del digitale non sono appannaggio dei soli esperti di settore. Qualche learning meeting #Wister, un pò di pratica, unita all’attitudine e alla consapevolezza verso il mondo col quale ci si interfaccia, (lnternet non così diverso dal mondo reale) saranno sufficienti a far raggiungere un discreto livello di uso, almeno delle applicazioni più comuni, ed utilizzate dal popolo della Rete. Il contributo illustra alcuni strumenti gratuiti, che è possibile trovare nel web, utili per condividere sia i propri impegni lavorativi che personali. Ovviamente ne esistono molti altri rispetto a quelli proposti, anche molto più sofisticati. Questi però, usati regolarmente dalla rete Wister, appaiono di facile apprendimento.

Autrice: Rosa Borgognoni (Comunicatrice Pubblica, dipendente PA – Enti Locali, co-responsabile social media profile and communication for Amnesty International Italia, gruppo circoscrizionale )

 

 

  1. Formazione online e competenze digitali

La Rete Internet è ricca di occasioni per creare relazioni, sperimentare le proprie passioni e consolidare le proprie conoscenze. Imparare, studiare e fare ricerca online navigando tra corsi, risorse scientifiche, archivi, riviste, ebook e banche dati di tutto il mondo è una realtà. Seguire le lezioni disponibili sul Web per imparare a parlare in pubblico o per creare un’impresa sono tutti buoni motivi per aumentare competenze e opportunità. Il Web Learning, modello di riferimento per la formazione aperta a tutti, è un esempio per la fruizione dei corsi online antesignano dei più attuali corsi MOOC le cui peculiarità accenneremo in questo contributo.

Autrice: Rosa De Vivo (Sociologa, esperta di orientamento, Web community manager. Lavora per Federica Web Learning dalla sua nascita, per enti e istituzioni allo sviluppo del capitale umano e delle competenze digitali)

 

  1. Formazione e apprendimento nella PA

La formazione mediata dagli strumenti ICT deve trasformarsi da vincolo, imposto dal taglio dei costi della “formazione d’aula”, a opportunità di autodeterminazione del proprio sapere e di condivisione delle conoscenze. A partire dai concetti di formazione e apprendimento viene delineata una metodologia di sviluppo di nuove competenze nell’adulto – abitante nelle organizzazioni pubbliche – resa possibile dalla cultura digitale e, in particolare, dall’uso dei social network. Grazie ai social network che consentono la partecipazione e la condivisione nella piazza virtuale, superando i vincoli spazio-temporali, si apre uno spazio di applicazione del metodo autobiografico alla narrazione dell’esperienza professionale del singolo, quale nodo di una rete che collega i dipendenti della pubblica amministrazione e i cittadini destinatari dei servizi pubblici.

Autrice: Elvira Goglia  (Dirigente pubblico presso l’INAIL, Laureata in Filosofia. Specializzata in “Formazione e ricerca nelle organizzazioni” (Università Statale di Milano) e “Innovazione e management nella Pubblica Amministrazione” (Università di Roma 3). E’ stata nel Comitato di redazione della rivista Tecniche Conversazionali; ha collaborato con l’Università degli Studi Bicocca di Milano (Facoltà di Scienze dell’Educazione) in qualità di supervisore pedagogico e con il Servizio Formazione della ASL Città di Milano per la progettazione e gestione di Corsi di Formazione informatica. In INAIL ha diretto Strutture Territoriali in Lombardia, in Valle d’Aosta e in Lazio, dove ha realizzato progetti innovativi sui temi della cultura della sicurezza e della comunicazione. Ha coordinato due progetti a livello nazionale, sulla Tariffa dei premi assicurativi e sul Modello Organizzativo Sicurezza e Prevenzione. E’ membro del Consiglio territoriale per l’immigrazione presso la Prefettura di Roma dal 2009).

 

  1. Scuola e competenze digitali di base

Immagino una scuola che formi cittadini con competenze adeguate al tempo presente e pronte a trasformarsi per quello futuro. Immagino anche una scuola che risponda alle esigenze cognitive e agli stili di apprendimento degli studenti. Nel mio contributo parlo di competenze digitali e scuola perché credo questo binomio sia elemento imprescindibile per realizzare la scuola che immagino. Ne parlo riferendo anche esempi concreti per la realizzazione di un curricolo che, includendo le tecnologie nel percorso scolastico, ribalta il concetto di lezione frontale e di didattica tradizionale.

Autrice: Caterina Moscetti Insegnante di Scuola Primaria presso Istituto Comprensivo di Sigillo (Pg); formatrice NetTeachers Usr Umbria; champion di CoderDojo Sigillo; Digital Champion di Sigillo)

 

  1. Le competenze digitali di base negli ambienti informali di apprendimento

La rapida successione delle novità del mondo in cui viviamo richiede di sviluppare competenze sempre nuove e diversificate, ma anche di elaborare una personale attitudine al pensiero creativo e all’interazione sociale. Per seguire il continuo cambiamento e il flusso degli eventi, dobbiamo imparare a pensare e ad agire in modo collaborativo ma anche e soprattutto imparare ad imparare, in un’ottica di lifelong learning. Negli ambienti informali si pratica un effettivo ribaltamento dell’insegnamento tradizionale top-down e si spinge invece l’acceleratore sulle dinamiche bottom-up di auto-apprendimento e sulla destrutturazione dell’ambiente educativo classico.

Autrice: Agnese Addone (Digital Champion di Roma; Champion del CoderDojo Roma; insegnante di Scuola Primaria, Istituto Comprensivo Alfieri Lante della Rovere di Roma)

 

  1. The Perfect Storm

Nel campo dell’Information&Communication Technology stiamo assistendo oggi ad un fenomeno nuovo che potrebbe essere paragonato alla Tempesta Perfetta. Sappiamo tutti che la Tempesta Perfetta è un evento dalla portata eccezionale, derivante alla concomitanza di diversi fattori che, se presi singolarmente, hanno un impatto significativo ma che se agiscono in modo combinato, possono dare luogo ad un effetto amplificato e dirompente. E’ utile analizzare ogni singolo elemento ai fini della comprensione del fenomeno nel suo complesso e della risposta di Microsoft a tale scenario – il Trusted Cloud.

 

Autore: Carlo Mauceli (National Digital Officer della filiale italiana Microsoft, con la responsabilità di promuovere l’innovazione del Paese, gestendo i rapporti con le government élites, i leader accademici e i decisori pubblici e contribuendo alla definizione di una politica tecnologica funzionale alla digitalizzazione del territorio. Carlo Mauceli è stato Responsabile della Divisione Infrastruttura per l’Italia, guidando un team di professionisti dedicati alla gestione e alla realizzazione dell’intero ciclo di vita dei progetti con l’obiettivo di rispondere con soluzioni ad hoc alle specifiche esigenze delle aziende. Prima di entrare a far parte di Microsoft, Mauceli ha lavorato in una società IT, Tema Studio di Informatica, in qualità di Responsabile dell’area sistemistica con particolare focus in ambito Network, e in due aziende manifatturiere, ovvero Marelli Autronica, come LAN / WAN System Administrator, e Marconi Italiana Automazione e Controllo come progettista )

 

Capitolo II. I rischi della rete: consapevolezze

1.Molestie online, cyberbullismo e cyberstalking: (ri)conoscere il fenomeno

Nelle attività online le persone hanno una minore consapevolezza dei rischi e sono meno prudenti nella valutazione delle situazioni di pericolo rispetto all’ambiente fisico, ciò può aumentare la probabilità di messaggi formulati negativamente oppure inviati senza una corretta considerazione di come potrebbero essere interpretati, sopratutto laddove si riscontrano carenze conoscitive e mancanza di competenze o consapevolezza sufficiente in relazione agli strumenti tecnologici e digitali utilizzati per le proprie interazioni. Ed infatti l’uso distorto di alcuni di questi strumenti – social network, blog, chat, istant messaging, email, sms –  ha contribuito alla nascita e sviluppo del fenomeno delle molestie online (cyberbullying e/o cyberharrasment): l’utilizzo di ICT e/o di altri strumenti tecnologici per perseguire incessantemente un individuo, o gruppi di individui, con l’intenzione di spaventare e/o imbarazzare la vittima e/o rovinarne la reputazione, furto dell’identità reale e/o in rete della vittima, distruggere dati, sfruttare e molestare sessualmente la vittima, ecc.; rientrano in questa categoria categorie quali cyberstalking, sexting, flaming, denigration, impersonification, trickery, esclusion, happy slapping

Autrice: Emma Pietrafesa (Dr (Ph.D.) Ricercatrice, comunicatrice, esperta in Relazioni internazionali, comunicazione e managment pubblico. Cultrice della materia (Università LUMSA), Ricercatrice a contratto non strutturata (INAIL Settore Ricerca). Focus attività di ricerca su impatto ICT e stili di vita, social media, cyberharassment e tematiche di genere. Responsabile del coordinamento editoriale Rivista RES PUBLICA (LUMSA). Collabora con testata giornalistica online di settore Power-gender.org. Socia dell’Associazione italiana della comunicazione pubblica e istituzionale. Componente del Direttivo dell’Associazione Stati generali dell’Innovazione. Ha al suo attivo (italiano, francese ed inglese) una trentina di pubblicazioni di vario genere. Docente e relatrice in corsi e convegni di settore)

 

  1. Aspetti psicosociali: bullismo e cyberbullismo

Tutti coloro che sono in contatto con il mondo giovanile percepiscono quanto il cambiamento dei rapporti fra ragazzi sia epocale e determinato dalle nuove tecnologie che hanno a disposizione. Senza dubbio le molte forme del disagio giovanile stanno scegliendo il Web come luogo privilegiato in cui esprimersi.

C’è un nuovo modo d’incontrare se stessi e gli altri ed è sul Web, che diviene la vetrina dove mostrarsi, dove svelarsi e al tempo stesso nascondersi; un luogo dove si cerca riparo dalle dolorose collisioni che le relazioni nel mondo producono in noi. Ci si crea una vita virtuale dove esponendosi ci si maschera, nell’intento di emendare la propria vita dagli inganni, dalla noia, dalle frustrazioni che l’accompagnano. È sempre più forte il senso d’inadeguatezza degli adulti, spesso dovuto alla scarsa conoscenza dei nuovi canali, e tutto questo crea un divario sempre più ampio fra le generazioni. La Rete rappresenta però sia per i ragazzi sia per gli adulti una grande risorsa, ma occorre acquisire competenze specifiche.

Autrice: Laura Dalla Ragione (Psichiatra e psicoterapeuta ha fondato e dirige i Centri per Disturbi del Comportamento Alimentare USL Umbria 1 tra cui la residenza Palazzo Francisci di Todi, centro residenziale extraospedaliero di eccellenza nato nel 2003, sull’esempio e l’esperienza del quale sono nati numerosi centri specializzati su tutto il territorio italiano e, nell’ultimo anno, anche a Malta. E’ referente scientifico della Presidenza del Consiglio dei Ministri e del Ministero della Salute per progetti e Ricerche correlati a tale patologie ed è direttore Scientifico del Numero verde SOS Disturbi Alimentari dalla data della sua istituzione (2011). Direttore del Master Universitario a Perugia “Le Buone Pratiche nella cura dei DCA” dal 2010, giunto alla sua V edizione)

 

  1. Le componenti ambientali di bullismo e cyberbullismo

Le relazioni sociali e l’inserimento dei singoli nei diversi contesti passano attraverso modalità precise che cambiano in ciascuna cultura e che, se disattese, possono essere causa di crescente disagio fino all’esclusione dai contesti sociali. E’ importante in questo caso che la famiglia, come elemento ambientale più prossimo, abbia la capacità e la possibilità di correggere tali situazioni a rischio. L’importanza di questa relazione è tanto più grande se si pensa che tutti gli animali apprendono dall’ambiente/territorio. La nostra specie in particolare, avendo sviluppato anche il linguaggio verbale, che rende particolarmente efficace e precisa la comunicazione, ha la possibilità di trasmettere alle giovani generazioni una grande quantità di saperi e comportamenti attraverso diverse modalità educative, attuate in gran parte dalla scuola (educazione formale); dalla famiglia e dai contesti sociali più prossimi (educazione informale); da gruppi di lavoro o associazioni (educazione non-formale).

Autrice: Anna Lacci (Project manager, consulente, formatrice. Esperta di educazione ambientale, sviluppo sostenibile, comunicazione ambientale, didattica del territorio, riconversione ecologica. Autrice di documentari, volumi e quaderni di didattica interdisciplinare, materiali divulgativi multimediali )

 

  1. La psicologia del cyberbullo e della sua vittima: come prevenire?

Per spiegare il comportamento dei bulli alcuni autori (Doane, Pearson e Kelley, 2014) hanno utilizzato la teoria del comportamento pianificato (TPB dall’inglese Theory of Planned Behavior), ideata da Icek Ajzen nel 1991, che consiste nella percezione che un soggetto ha di poter mettere in atto un comportamento voluto e che tale controllo va ad influire sull’intenzione di attuare un dato comportamento e sull’effettivo comportamento stesso. Se l’atteggiamento, come scritto dall’autore, riguarda in che modo in senso positivo o negativo la persona valuta i comportamenti, da Olweus (1993) è stato riportato che i bulli hanno spesso un atteggiamento più positivo verso la violenza e un atteggiamento di bassa empatia verso le vittime. Gli autori, al fine di studiare questi atteggiamenti, hanno somministrato a dei partecipanti la “Cyberbullying Experiences Survey” ideata da Doane, Kelley, Chiang e Padilla nel 2013, che va ad esaminare diversi stili di cyberbullismo attraverso 20 items. I risultati hanno mostrato che una bassa empatia verso le vittime di cyberbullismo predice un atteggiamento più favorevole verso il compimento di atti di cyberbullsimo, che un atteggiamento più favorevole nei confronti del cyberbullismo predice intenzioni più elevate per la messa in atto del cyberbullismo, e che elevate intenzioni di mettere in atto comportamenti di cyberbullismo predicono un più frequente compimento di comportamenti di cyberbullismo.

Autrici: Maria Vittoria Fava, Anna Cantagallo  (Medico neurologa e fisiatra, BrainCare srl Padova)

 

  1. Individuo e comunità, nuove forme di relazione sociale in rete

L’avvento dell’era di Internet ha mutato radicalmente lo scenario e in particolare ha prodotto un cambiamento nelle relazioni fra le persone. Occorre perciò ripensare il nostro mondo in quanto l’evoluzione dell’essere umano non si muove alla stessa velocità del progresso tecnologico. Anche se sono cambiati i canali con cui vengono espressi, i bisogni restano immutati, cioè anche se si modificano nella forma dimostrano che l’uomo contemporaneo resta intimamente collegato con quello primitivo che fonda nella comunità la propria sopravvivenza. Anche se al posto della clava abbiamo un potente device. Essere riconosciuti come membri della collettività resta un bisogno profondamente sentito e la Rete sembra incarnarne la risposta, la ricetta perfetta per sconfiggere la solitudine. Prima di questa profonda trasformazione le persone, così diverse dalle nuove generazione native digitali, trovavano nei rapporti interpersonali diretti la base per la costruzione della propria identità e della propria autostima. Si aveva la possibilità di sperimentarsi affrontando i propri stati emotivi in maniera autentica e con lo spazio e il tempo necessari per poterli elaborare.

Autrice: Michela Angeletti (Consulente in Comunicazione d’impresa e formatrice. Laureata presso l’Università di Bologna Alma Mater Studiorum in Scienze politiche, Master in Comunicazione di Impresa FERPI – Federazione Relazioni Pubbliche Italiana. Ha lavorato principalmente in Agenzie di Relazioni Pubbliche a Milano, specializzate nell’ITC, per Startup e aziende internazionali. Si occupa professionalmente di Internet dal 1999 (Comunità Management e CRM). Nel 2006 ha fondato con Marco Morello AMOR sol, società specializzata nello sviluppo di progetti di Comunicazione digitale, dove è Associate founder e Marketing & Communication director. Docente in Corsi di formazione professionale finanziati dalla Comunità europea. Da diversi anni collabora con l’Associazione MI FIDO DI TE Luson, partecipando a diversi progetti interregionali, ministeriali e pubblicazioni scientifiche. Dal 2010 è tutor del Master Universitario “Le Buone Pratiche nella cura dei DCA”. È facilitatore per l’Istituto Superiore di Sanità. Coordinatrice del progetto in corso “Cosa ( non ) ci vogliono dire : mondo giovanile e nuovi linguaggi “ in collaborazione con l’Assessorato alle politiche sociali della Regione Umbria)                    

 

  1. Quella ridicola idea del web cattivo e del mondo buono

Vi racconto una storia emblematica di quello che significa concretamente parlare di discorsi d’odio (hate speech) sul Web. Lo dico in Italiano e mi scuseranno gli anglofoni. Da sei anni sono presente personalmente sui social network (Facebook e Twitter). Ho assistito e reagito a tanto di quell’odio che se potesse essere trasformato in energia, non pagherei più bollette. Le ragioni di appartenere al genere femminile, essere lesbica ed essere considerata membro della casta a vita: anche se tecnicamente non ne faccio più parte, rimane una macchia indelebile che neanche l’hacker più prodigioso potrebbe cancellare. Il Web, i social network sono un mondo a parte? Mi sento di sostenere con forza che no, non lo sono. Il “popolo del Web”, meglio detto “il popolo della Rete”, non esiste: siamo noi, quelli che incontri per strada, il tuo amico carissimo, il tuo parrucchiere (non necessariamente gay), il tuo medico, il tuo vicino di casa, il tuo ex.

Autrice: Anna Paola Concia (Anna Paola Concia, Direzione Nazionale Pd. Insegnate di educazione fisica, laureata in scienze motorie, maestra di tennis e una passione per la politica che la coinvolge fin da giovanissima. Da anni impegnata nelle lotte per i diritti civili e in particolare per i diritti delle persone LGBT e delle donne Tra le sue recenti pubblicazioni “La Vera Storia dei Miei Capelli Bianchi – Quarant’anni di vita e di diritti negati”, scritto a quattro mani con Maria Teresa Meli, giornalista de Il Corriere della Sera e “Raccontami l’Amore” con Claudio Volpe) .

 

  1. La Rete è o non è un posto per donne? Misoginia online: analisi e strumenti

Sgombriamo subito i dubbi che la domanda (ovviamente retorica) nel titolo sembra porre: la Rete è un posto per donne. Lo dimostrano per primi i numeri. Le donne conoscono e usano sempre di più gli strumenti comunicativi in Rete (blog, magazine, siti, social network, ecc). Secondo la ricerca Istat del 2013 e relativa al 2011 il dato che balza subito all’occhio è l’aumento della presenza femminile rispetto al recente passato. Nel 2005, infatti, Internet era utilizzato soprattutto dagli uomini, come dimostrato dal rapporto di 73 a 26 di metà del decennio scorso. Nel 2011, invece, le donne sul Web sono il 46% del totale, testimoniando una sostanziale parità tra i sessi. Nell’uso dei social network le donne superano addirittura gli uomini: quelle che utilizzano Facebook rappresentano il 54% del totale, mentre su Twitter si raggiunge il 51%. Su Pinterest l’83% degli utenti è donna. L’e-commerce sui social è femminile: la percentuale sale al 56% se si parla di Facebook e addirittura al 67% se si parla di Twitter. L’80% della spese totale via e-commerce è ad appannaggio delle donne. Allora perché questa domanda (retorica, repetita iuvant)? Perché se da una parte le donne diventano sempre più presenti e importanti in Rete, dall’altra assistiamo a un fenomeno crescente di attacchi, anonimi e non, nei loro confronti.

Autrice: Chiara Calpini (Chiara Calpini, giornalista professionista. Si occupa di musica, spettacoli e tematiche femminili. Per 12 anni ha diretto il mensile per adolescenti “Kiss Me!”. Ora è direttrice responsabile di Face Magazine (http://www.facemagazine.it) ed è consulente comunicazione e social media per il Dipartimento per le Pari Opportunità dove conduce una ricerca sulla presenza femminile nelle nuove tecnologie)

 

  1. La comunicazione che abitua alla violenza

Errori, molestie ed insulti caratterizzano sempre più le moderne comunicazioni. Si rende fortemente necessario, quindi, agire per trasformare gli aspetti che contengono e veicolano stereotipi, violenze e discriminazioni. Le varie formule di comunicazione del web hanno un grande potenziale, e padroneggiandole si può cambiare la direzione delle cose. Le persone in ruoli istituzionali e/o che lavorano nel mondo dell’informazione possono per prime/i assumersi la responsabilità di evitare di cadere in tali errori.

Autrice: Eva Panitteri (Giornalista pubblicista, direttrice della testata online Power&Gender. Si occupa di temi quali: diritti delle donne, femminicidio, linguaggio di genere, equa rappresentanza, diritti umani, contrasto a violenze e discriminazioni, libertà d’informazione. È tra le componenti di Giulia, la rete nazionale delle giornaliste unite, libere, autonome).

 

Capitolo III. Più sicuri in rete: conoscenze, strumenti e progetti

1.Sicuri in Rete

Un uso consapevole degli strumenti informatici a disposizione, unito a buone abitudini di sicurezza online non danno sicurezza assoluta per se stessi e per chi ci sta vicino. La sicurezza al 100% in informatica non esiste, ma molto si può fare anche con pochi accorgimenti per proteggere i nostri dati e metterci al riparo dai rischi più diffusi. Tenendo un atteggiamento corretto, inoltre, possiamo contribuire tutti a fare della Rete che abitiamo un posto più pulito, più serio, più attendibile. E magari anche un posto dove possiamo sentirci più sicuri.

Autrice: Sonia Montegiove (Analista programmatore e formatore; fa parte del gruppo di coordinamento del progetto LibreUmbria per l’adozione di software libero in Pubblica Amministrazione; Presidente di LibreItalia; è giornalista per passione ed è entrata a far parte della redazione di Girl Geek Life, convinta che le donne possano essere avvicinate alle nuove tecnologie scrivendo in modo chiaro e selezionando le notizie nel modo giusto. E’ contributor di Tech Economy, Libre Italia, -Software.it e Wister. Ha pubblicato una favola che vuole avvicinare le bambine e i bambini allo studio della scienza Valentina nello spazio (Intermedia Edizioni) e un ebook guida su LibreOffice (Tech Economy)).

 

  1. Il diritto alla privacy nell’era social: istruzioni per un uso giuridicamente consapevole

L’impatto pervasivo delle tecnologie nella società attuale incide profondamente sull’individuo, che si sviluppa e si realizza oggi anche per mezzo dei byte. Le attività e il tempo della persona si spostano in rete, prendendo forma in strumenti diversi, ma connessi e “sincronizzati”, che siano lo smartphone, il tablet, il pc: l’identità personale trova forma sempre più nella propria identità digitale, espressione dello stesso “io”. Nel mare aperto della rete, l’identità e i dati personali diventano vulnerabili, incontrano pericoli inediti, potendo frammentarsi e decontestualizzarsi, essere violati e danneggiati. E’ necessario di conseguenza conoscere “le regole del gioco” e avere consapevolezza dei rischi e dei pericoli che si corrono, ma altresì dei diritti che sono riconosciuti. Per navigare sicuri nell’era social è di conseguenza imprescindibile sapere in cosa consiste il diritto alla privacy e quali sono i principi e gli strumenti previsti a tutela dei dati personali.

Il quadro normativo in materia, corredato dalle indicazioni del Garante e, a seguito della sentenza González, fornito anche del nuovo strumento predisposto da Google a tutela del diritto all’oblio, permette di elaborare alcune riflessioni circa la configurazione del diritto alla privacy nell’attuale era social e delineare alcuni suggerimenti per un uso della rete giuridicamente consapevole.

 

Autrice: Fernanda Faini (Giurista, laureata con lode in Giurisprudenza presso l’Università di Firenze, ha conseguito il Master di 2° livello in Management Pubblico ed E-Government presso l’Università del Salento ed è dottoranda in Scienze giuridiche presso l’Università di Bologna – CIRSFID nel curriculum Diritto e nuove tecnologie. Responsabile dell’assistenza giuridica in materia di amministrazione digitale e open government presso Regione Toscana, collabora come docente con l’Università di Firenze, dove è cultore della materia Informatica giuridica; collabora con Formez PA e altre realtà. Autrice di pubblicazioni scientifiche, membro del Comitato di redazione della Rivista scientifica internazionale “Ciberspazio e diritto” e della Rivista “Il Documento Digitale”, collabora con riviste giuridiche cartacee e online. Membro del Consiglio direttivo e Responsabile Media del Circolo dei Giuristi Telematici)

 

  1. Aspetti legali e social network

Il contributo si sofferma sulla definizione di Cyberbullismo e sue classificazioni. Rischi effettivi della navigazione inconsapevole. Ipotesi di reato. Impossibile tassatività. Un esempio dal social Facebook. Forme di tutela per vittime e autori.

Autrice: Laura Antonelli (Avvocato penalista del foro di Pisa.È segretario della Camera Penale di Pisa e collaboratrice con il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati per il progetto “Educazione alla legalità nelle scuole”. Ha tenuto relazioni in vari convegni con particolare attenzione e approfondimento sul reato di stalking e sui reati connessi all’utilizzo della rete )

 

  1. Uso corretto del web e cyberbullismo: possibili strumenti d’indagine per evidenziare le situazioni di rischio nelle scuole

Pochi studi in Italia si sono occupati del cyber-bullismo specie in un’ottica di ricerca che non sia solo descrittiva, ma anche predittiva del fenomeno. Il presente articolo passa in rassegna le principali esperienze italiane ed internazionali in termini di strumenti utilizzati per rilevare il cyber bullismo focalizzandosi su tre esperienze realizzate. La comparazione tra strumenti diversi atti a rilevare lo stesso fenomeno ci permette di delineare un questionario tipo in cui non si può prescindere da precise dimensioni di indagine. Un questionario dedicato a rilevare il fenomeno deve contenere domande sulla consapevolezza che si ha delle varie forme di cyber violenza (cyberbullismo, cyber-harrassment, cyber-stalking, Flaming, Denigrazione, Sostituzione di persona, Rivelazione ed inganno, Esclusione, Malicious code) per poi passare a domande dirette su situazioni che si conoscono relative ad insulti e minacce usando Internet, il cellulare e altri mezzi di  comunicazione elettronica. Emerge la necessità di affiancare a studi descrittivi del fenomeno, ricerche che tengano in considerazione variabili predittive di carattere psico-sociale e contestuale al fine di delineare una situazione tipo in cui il bullismo elettronico si sviluppa (Hinduja, Patchin, 2008).

Autore: Antonio Pizzuti (Esperto di processi formativi. Si occupa prevalentemente di formazione alla sicurezza del lavoro attraverso progetti di ricerca finalizzati al miglioramento delle metodologie didattiche e alla promozione della salute e sicurezza. Ha sempre coniugato l’esperienza della formazione con la valutazione e monitoraggio di programmi e progetti formativi per diversi committenti specializzandosi nella metodologia della ricerca sociale. Ha all’attivo una pubblicazione sul non formal learning come approccio metodologico da implementare nella formazione alla sicurezza).

 

  1. Il cyberbullismo: scenari e profili giuridici ed il tentativo di codice di autoregolamentazione

Nel 2014 si è registrato in materia una notevole novità: la proposta di adozione di un Codice di Autoregolamentazione per la prevenzione e il contrasto del fenomeno del cyber bullismo da parte del Ministero per lo Sviluppo Economico. Il testo elaborato da uno specifico tavolo di lavoro è stato messo in consultazione online nel gennaio 2014 sul sito istituzionale del Ministero e ha ricevuto diversi contributi dalla società civile,dalle associazioni e dagli esperti del settore. Si tratta di un’occasione importante lungo il difficile percorso di sensibilizzazione e prevenzione in materia di cyberbullismo nel nostro paese. Il sopra citato testo prevede che “La progressiva diffusione in Italia del fenomeno del cyberbullismo, inteso come l’insieme di atti di bullismo e di molestia effettuati tramite mezzi elettronici come l’e-mail, la messaggistica istantanea, i blog, i telefoni cellulari e/o i siti Web posti in essere da un minore”. Si tratta di una definizione lacunosa del cyber bullismo che può rappresentare il tallone di Achille sotto il profilo dell’applicazione del codice stesso in quanto non fornisce certezze agli operatori. La velocità dell’innovazione rende probabilmente le definizioni obsolete e occorrerebbe a tal fine riportare un elenco a titolo esemplificativo di strumenti attraverso i quali sono possibili le azioni di cyberbullismo, elenco che non può non ricomprendere l’utilizzo di social media e di droni. Occorre tuttavia indicare gli elementi essenziali della fattispecie del cyberbullismo.

Autore: Mauro Alovisio (Avvocato presso università è specializzato nel diritto alla protezione dei dati personali e nel diritto delle nuove tecnologie è presidente dell’associazione Centro Studi di informatica Giuridica di Ivrea-Torino e fellow del Centro di ricerca su internet e società Nexa ).

 

  1. Strumenti e campagne di prevenzione in rete

Fin dagli anni ’90, il tema della sicurezza online dei ragazzi è oggetto di programmi e campagne di sensibilizzazione, il cui scopo principale è quello di fornire le conoscenze necessarie su rischi ed opportunità della rete. Questa breve panoramica su contenuti e strumenti vuole essere un contributo per scoprire quali opportunità formative ed informative possono offrire e, nel contempo, stimolare ragazzi ed adulti ad una partecipazione collaborativa che promuova l’adozione delle tecnologie digitali.

Autrice: Nicoletta Staccioli (Esperta di tecnologie digitali, da più di 20 anni lavoro nell’Information Technology;  mi occupo attualmente di progetti in ambito PA. Per passione, impegnata da anni sui temi legati a innovazione, cittadinanza attiva, inclusione sociale e digitale, per i quali ho svolto campagne di promozione e sensibilizzazione. Volontaria di Informatici Senza Frontiere, faccio parte del team nazionale di comunicazione e responsabile per quella del Lazio. Collaboro attivamente con la rete Wister fin dalla sua nascita).

 

  1. Impact of relationship: tutta l’Europa in campo per un utilizzo corretto dei social network

Il progetto Impact of Relationship sta navigando in Rete da oltre un anno ed ha attivato 234 profili sui social network. È presente su Facebook, Twitter, Google +, Netlog, Ask.fm, Myspace, Hi5, You tube e altri social network a carattere nazionale come Tuenti in Spagna o Vkontakte per le minoranze russe. Questi profili social utilizzano tutte le lingue presenti nella Comunità Europea, con attenzione particolare alle minoranze linguistiche e alla comunità dei Rom. Nove di questi profili sui social network parlano italiano. In ogni profilo si promuovono buone pratiche su come utilizzare i social network, indicazioni su come settare la privacy dei propri contenuti e come comportarsi in caso di cyberbullismo, suggerimenti su cosa è lecito fare quando si è oggetto di attacchi offensivi o di sexiting o quando si è invitati a partecipare ad una neknomination. Ci sono anche semplici consigli per una sicura navigazione, come il ricordarsi di fare logout dalle applicazioni (il 76% dei ragazzi non esegue il logout, secondo i dati riportati dalla Polizia di Stato italiana nel 2013) o il ricordarsi di decidere chi può visualizzare un post ogni volta che lo si pubblica. Molti dei contributi messi in Rete sono indicazioni per una corretta navigazione realizzati dai ragazzi stessi per i loro coetanei, in una sorta di peer-to-peer condiviso fra paesi e lingue diverse.

Autori: Enzo Finocchiaro (Dirigente della Provincia di Rimini, ha coordinato come Lead Partner l’intero progetto Impact of Relationship) ; Christina Paci  (Esperta di programmi e progetti europei, ha ideato il progetto curando, in fase di implementazione, anche la supervisione dei contenuti social delle pagine del progetto); Carola Moncada (Ha collaborato alla scrittura di parte dei contenuti dei social network italiani utilizzati dal progetto e gestiti dalla Associazione Agreenment).

 

  1. Agli albori del problema: l’esperienza di Microsoft

Era il 2008, infatti, l’anno in cui Microsoft avviò la campagna “Stop Cyberbullismo” come componente del progetto futuro@alfemminile e nella più ampia cornice di SicuramenteWeb, il programma focalizzato sui temi della navigazione protetta per i minori e la sicurezza informatica che ha potuto contare sulla prestigiosa collaborazione del Ministero della Pubblica Istruzione. Allora l’emergenza sembrava in rosa, e l’ambito di indagine fu dedicato all’utilizzo improprio che le ragazze fanno o subiscono della tecnologia: episodi di sopraffazione, violenza fisica o verbale tra coetanei, filmati al limite della pornografia ripresi e diffusi in Internet. I fattori scatenanti di questi comportamenti di sicuro erano e sono l’esibizionismo, la ricerca spasmodica della popolarità. Ne nacque una campagna di comunicazione pianificata sui mezzi più vicini al mondo giovanile: testate online, i siti Web delle radio più ascoltate, ma soprattutto i luoghi di incontro virtuale (di allora!) tra i ragazzi come Windows Live Messenger e Windows Live Spaces.

Autrice:  Paola Andreozzi (Lavora in Microsoft dal 2003 dove ha ricoperto diversi ruoli nell’ambito della comunicazione e del marketing. Coordinatrice negli anni del progetto futuro@lfemminile, si è occupata di tematiche di responsabilità sociale legate al superamento del gender gap. Attualmente in azienda è responsabile delle iniziative rivolte alla piccole e medie imprese. Laureata in Lettere, con un master in Comunicazione e Relazioni pubbliche, è giornalista pubblicista).

 

  1. Il progetto Mappa Italiana dell’Intolleranza

Il progetto “Mappa Italiana dell’Intolleranza” si è posto come principale obiettivo quello di analizzare i contenuti prodotti sulle Reti sociali al fine di misurare il livello di intolleranza del Paese, sulla base di cinque temi: omofobia, razzismo, violenza sulle donne, antisemitismo e disabilità. Il progetto, coordinato da Vox- Osservatorio sui diritti, ha visto la sinergia tra l’Università degli Studi di Milano, l’Università La Sapienza di Roma, ed il Dipartimento di Informatica dell’Università degli Studi di Bari, che ha messo a disposizione una piattaforma di Big Data & Content Analytics per l’analisi semantica di contenuti sociali.

Autorice: Silvia Brena (Scrittrice, giornalista, con una lunga esperienza di direzione in importanti testate femminili, quali “Io Donna” e “Cosmopolitan”. Oggi è CEO di Network Comunicazione, e insegna presso la Facoltà di Teorie e Tecniche della Comunicazione all’università Cattolica di Milano. Network Comunicazione è una società con base a Milano, specializzata nella creazione di piattaforme di contenuti multicanale (web, tv, editoria) e di branded content. Ha scritto un saggio sul rapporto di coppia, “Abbracciami ancora” e il saggio “Per una Bellezza sostenibile”, editi da Salani. Ha poi scritto 4 romanzi per teenagers: “Maya Fox, la predestinata”, editi in Italia da Mondadori e venduti in diversi Paesi. Di recente, ha dato vita alla casa editrice di ebook, VandA.e-publishing. È co-fondatrice, con la costituzionalista Marilisa D’Amico, dell’associazione no profit, Vox- Osservatorio italiano sui diritti, che si occupa di diffondere la cultura del diritto in Italia e che ha lanciato il progetto “Mappa dell’Intolleranza”)

Autore: Cataldo Musto (assegnista di ricerca presso il Dipartimento di Informatica dell’Università di Bari “Aldo Moro”. Dal 2009 collabora con il gruppo di ricerca SWAP, focalizzato sullo sviluppo di modelli semantici per l’accesso personalizzato all’informazione, coordinato dal prof. Giovanni Semeraro. I suoi interessi di ricerca sono orientati alla definizione di modelli di rappresentazione semantica del linguaggio naturale, applicati a recommender systems context-aware di tipo content-based. Nel 2011 ha collaborato con il gruppo di Human Computer Interaction del Philips Research Center di Eindhoven (Olanda) allo sviluppo di tecnologie per la personalizzazione delle guide TV. E’ autore di circa 50 articoli pubblicati su riviste e in proceedings nazionali e internazionali)

Autore: Giovanni Semeraro (Professore presso il Dipartimento di Informatica dell’Università di Bari “Aldo Moro” e responsabile della Laurea Magistrale in Informatica, insegna “Accesso Intelligente all’Informazione ed Elaborazione del Linguaggio Naturale” e “Linguaggi di Programmazione” e guida il gruppo di ricerca Semantic Web Access & Personalization (SWAP) “Antonio Bello”. E’ stato visiting research assistant presso UCI (University of California, Irvine). I suoi interessi di ricerca vertono su intelligenza artificiale ed apprendimento automatico, recommender systems, information mining, tecnologie semantiche e sociali per il web, elaborazione del linguaggio naturale e giochi linguistici. E’ stato nel Consiglio Direttivo dell’AI*IA (Associazione Italiana per l’Intelligenza Artificiale) ed è nel Gruppo di Supporto Tecnico “Innovazione e Ricerca” del Distretto Produttivo dell’Informatica, istituito dalla Regione Puglia. È stato responsabile di unità di ricerca per numerosi progetti europei, nazionali e regionali, e di diversi contratti di ricerca e di consulenza con aziende ed enti pubblici. È autore di un brevetto, di un libro sulla teoria dei linguaggi formali e di oltre 300 articoli scientifici pubblicati in riviste internazionali, libri ed atti di conferenze. Ha curato la redazione di 11 libri per la casa editrice Springer-Verlag. È stato chairman di numerose conferenze e workshop internazionali. È membro di IEEE Computer Society ed ACM)

 

  1. SOSAngels: quando la tecnologia e l’approccio social non creano violenza ma la scongiurano

La APP SOSAngels permette con un unico click in una frazione di secondo, su smartphone connessi a Internet (30 Milioni in Italia al 31/12/2013, AgCom) di chiedere aiuto immediato, con indicazione precisa del luogo dell’emergenza e navigatore preimpostato, a:

  • 113 (con chiamata vocale e invio dati con e-mail e app per IPad),
  • sino a 10 parenti/amici preregistrati, dovunque si troveranno, anche con la APP spenta,
  • ma soprattutto sino a 10 degli unici soggetti di sicuro in grado di scongiurare immediatamente una violenza sul nascere: le altre persone vicine meno di 3 minuti dal punto in cui la violenza è appena iniziata.

La quasi totalità delle violenze che si è riusciti a scongiurare infatti hanno avuto come fortunata coincidenza la comparsa, spesso inconsapevole, sulla scena del tentativo di stupro, di qualcuno/a casualmente vicino: non è mai sicuro che la Polizia o i conoscenti preregistrati si troveranno vicino, al momento dell’aggressione, mentre è sicuro che a meno di 3 minuti ci saranno sempre alcune decine di persone, che semplicemente avvicinandosi eviteranno sofferenze indicibili.

Autore: Sandro Laconi (Sandro Laconi, nato a Cagliari dove lavoro, laurea in giurisprudenza, 50 anni, imprenditore ICT da 18, amministratore della società Econfidence S.r.l., da 2 anni lavora con un gruppo di professionisti diventati amiche e amici allo sviluppo di SOSAngels, una applicazione per smartphone che permette di valorizzare la responsabilità di ciascuno nel contrastare la violenza di genere; davvero ognuno potrà fare qualcosa al momento giusto: nessun eroismo, ma la volontà di non far finta di niente e di affrontare nel brevissimo termine il dramma, con l’Italia che sfrutta la tecnologia e l’approccio social per contribuire fattivamente allo spirito e alla lettera della Convenzione di Istanbul).

  1. Ludoteca.it: Internet è un gioco

La Ludoteca .it è un’iniziativa del Registro .it (l’anagrafe dei domini italiani che svolge la propria attività all’interno dell’Istituto di Informatica e Telematica del Cnr di Pisa) nata con l’obiettivo di diffondere tra i bambini di età scolare l’utilizzo consapevole e sicuro di Internet. Apprendimento condiviso e divertimento, queste le parole chiave. Al momento sono più di 60 le classi di scuole primarie coinvolte e oltre 1500 i bambini che hanno partecipato all’iniziativa, in Toscana, Liguria e Veneto e Marche. Un progetto dedicato alla Rete per i nativi digitali (termine coniato da Prensky nel 2001 e oggi un po’ abusato), immersi quotidianamente dentro la tecnologia e per questo caratterizzati da modelli di apprendimento completamente diversi dai genitori, gli “immigrati digitali” per sottolineare la natura non spontanea del rapporto con le nuove tecnologie. Come intercettare questo target e fare formazione di qualità ai nativi digitali?

Autrice: Anna Vaccarelli (laureata a Pisa in Ingegneria Elettronica, è Primo Tecnologo dell’Istituto di Informatica e Telematica (IIT) del CNR di Pisa e, dal 2004 è responsabile delle Relazioni esterne, media e comunicazione del Registro .it, l’anagrafe dei domini .it, gestito dallo IIT del CNR. Svolge e coordina attività di comunicazione e di divulgazione tecnica e scientifica sui temi della rete anche attraverso strumenti multimediali, quali ad esempio la webtv. È responsabile del coordinamento editoriale della rivista periodica “Focus.it, newsletter del Registro .it”. Dal 2010 coordina e promuove un’azione di diffusione della cultura di internet nelle scuole, con una particolare focalizzazione sulle scuole primarie attraverso la Ludoteca del Registro .it. Svolge attività di ricerca e di docenza nel settore della Information security. Coordinatore e responsabile scientifico di progetti nazionali e internazionali, è coautore di oltre 100 pubblicazioni scientifiche e tecniche. È membro dell’associazione di sicurezza informatica Assosecurity).

Autrice: Giorgia Bassi (Lavora nello staff delle Relazioni Esterne, Media e Comunicazione del Registro .it dell’Istituto di Informatica e Telematica del CNR. Laureata in Lettere, master in Multimedia Content Design, ha collaborato alla definizione dei cicli formativi della Ludoteca del Registro .it. Collabora anche alla strategia di comunicazione del progetto, curando l’aggiornamento del sito web e la produzione di materiale formativo cartaceo e multimediale).

Autrice: Beatrice Lami (Lavora nello staff delle Relazioni Esterne, Media e Comunicazione del Registro .it dell’Istituto di Informatica e Telematica del CNR. Laureata in Scienze dell’Informazione, master in Management della formazione, coordina lo staff della Ludoteca del Registro .it dal 2011. Organizza e svolge come educatrice le lezioni nelle classi, cura le relazioni con gli insegnanti e la partecipazione agli eventi. Gestisce l’elaborazione statistica dei dati dei questionari raccolti nelle classi).

 

Chiosa a cura di Paola M. Manacorda

La raccolta di saggi contenuta in questo e-book affronta proprio questo problema: come fare perché la capacità della Rete di operare appunto, come un agente, e non soltanto come un mezzo di comunicazione, non prenda la mano a coloro che la usano, attraverso l’instaurarsi di un “sé diverso” da quello che agisce nelle relazioni umane faccia-a-faccia, usando a tal fine l’anonimato, la impossibilità di essere localizzati, il linguaggio per iniziati, e , appunto, la mancanza di un “faccia”, elemento essenziale della comunicazione umana. Così la Rete suscita l’antica contraddizione che si agita dentro di noi: quella tra il bisogno di sicurezza e il desiderio di libertà. In ogni rapporto, tra genitori e figli, tra amici, e, sommamente, nel rapporto di coppia, questi due elementi, sempre presenti, di tanto in tanto confliggono, e quando uno di essi stabilmente sovrasta l’ altro causa sofferenza a sé e agli altri e incapacità di guidare la propria vita ( si chiama nevrosi). La conclusione che mi sembra si possa trarre è che, per raggiungere questi obbiettivi occorre innanzitutto conoscere bene i meccanismi di funzionamento della Rete, e in questo senso appare importantissimo il ruolo del sistema formativo a tutto campo. Ma anche usare le libertà offerte dalla Rete con le stesse modalità comportamentali che useremmo nella vita reale, sapendo però che l’effetto amplificazione è insito nel concetto stesso di Rete, poiché ciò che noi diciamo/facciamo ad una specifica persona può toccare migliaia di altre.

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