Con piacere, ospitiamo il post del nostro vice presidente Sergio Farruggia che invita ad una riflessione sulla disponibilità di dati geospaziali aperti (geospatial open data) e lo sviluppo di nuove tecnologie.
Il post è stato pubblicato sulla piattaforma Medium, a cui rimandiamo per la lettura integrale.
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Il prestigioso Istituto nazionale “Dati Aperti” ha recentemente consigliato al nostro governo di invitare i giganti privati delle cartografie digitali (ad es. Google, Apple e Uber) a condividere con le autorità pubbliche le loro banche dati, affinché contribuiscano insieme allo sviluppo di tecnologie futuristiche, come le auto senza conducente e le consegne a domicilio tramite droni. Inoltre, lo stesso istituto ha invitato il governo ad aprire completamente i dati riguardanti l’Osservazione della Terra raccolti e gestiti da organizzazioni del settore pubblico, per far sì che chiunque possa accedervi e condividerli.
Nel rapporto (L’infrastruttura dei dati geospaziali del Nostro Paese: sfide e opportunità ) pubblicato in questo scorcio di fine 2018, l’Istituto Dati Aperti, IDA, ha formulato questa raccomandazione: “Le agenzie cartografiche nazionali e altri enti pubblici dovrebbero reagire al ruolo sempre più pervasivo svolto nel campo dell’acquisizione, aggregazione e gestione dei dati geospaziali dalle multinazionali della net economy”. Secondo IDA, essi raccolgono ormai dati geospaziali “rapidamente e su larga scala”, anche se spesso sono considerati dagli ambienti istituzionali come “dati accaparrati”.