Se l’Europa compie passi avanti e parla sempre più la ‘lingua del digitale‘ prevedendo di implementare la banda larga europea, dall’altro lato si registrano numerosi passi indietro da parte degli Stati e dell’utenza, nell’approccio al web.
Sono 1 su 4 gli utenti di Internet nell’Unione europea che hanno sperimentato problemi relativi alla sicurezza, nel 2015, riducendo le proprie attività online.
La sicurezza del web riguarda la possibilità limitata di alcune attività: blocco di account, impossibilità di aggiornamento dei software del proprio pc, perdita della password o accesso ai propri account, rischio della perdita dei propri dati informatici o della propria privacy (notizie sensibili come violazione della posta telematica) ecc…
Questi rischi prendono il nome di virus che in realtà sono software lanciati appunto per entrare negli account o nei pc e colpiscono con abusi sulle informazioni personali, possono arrivare ad attivare perdite finanziarie o possono adescare bambini nativi informatici ma non ‘nativi di come va il mondo’.
Ciò avviene soprattutto attraverso l’accesso a siti web inappropriati.
Nel 2015, in Europa, queste violazioni sono state pari al 25% delle attività su internet.
In altre parole, nel 2015 i tre quarti (75%) degli utenti di Internet hanno riscontrato problemi di sicurezza on-line.
Grazie a questi problemi di sicurezza alcuni utenti di Internet, nell’Unione Europea non sono propensi a fare acquisti on line: quasi 1 su 5, il 19%, non ha svolto attività bancarie (per esattezza il 18% nel 2015), e il 13% di loro non ha utilizzato internet con un dispositivo mobile tramite connessione wireless da luoghi diversi da casa.
Questi dati sulla sicurezza informatica sono stati rilasciati da Eurostat, l’ufficio statistico dell’Unione europea, in occasione del Safer Internet Day (svoltosi il 9 febbraio scorso). Questo evento è organizzato ogni anno per promuovere un uso responsabile della tecnologia e dei cellulari on-line, soprattutto tra i bambini e giovani.
Nel rapporto dell’Eurostat si legge che gli utenti di Internet meno influenzati da problemi di sicurezza si trovano nella Repubblica Ceca (10%) e nei Paesi Bassi (11%),
in Slovacchia (13%) e in Irlanda (14%).
Alla estremità opposta della scala troviamo la Croazia (42%), Ungheria (39%), Portogallo (36%), Malta (34%) e Francia (33%).
L’Italia vanta un primato importante: ha quasi dimezzato i problemi di sicurezza web tra il 2010 (45%) ed il 2015 (24%).
A livello UE, la percentuale di utenti di Internet che hanno preso un virus on-line è diminuito del 10%, da quasi un terzo (31%) nel 2010 a circa un quinto (21%) nel 2015.
Dunque la ‘scarsa digitalizzazione’ di molte attività sociali, riguardano in misura maggiore la refrattarietà dell’utenza all’utilizzo di internet per il timore di perdere le proprie informazioni on-line attraverso la possibilità di violazioni alla sicurezza dei propri account. Insomma gli utenti temono di prendere virus.
E questo è il problema principale dell’e-banking, ad esempio, ossia l’utilizzo del web per operazioni bancarie. E’ incredibile ma ciò si registra principalmente in Germania e Portogallo.
In particolare in Germania il 27% degli utenti utilizza il sistema e-banking, e in Portogallo il 26%, seguite dall’Italia (24%), la Spagna (23%) e Grecia (22%).
Nell’Unione europea, questo è il dato che porta a calcolare che solo il 18% degli utenti Internet, nel 2015, ha usato la modalità web per attività sociali.
In Italia l’accesso internet per attività sociali, attraverso mobile è stato del solo 19%. Il 25% di questi hanno usato il mobile per acquisti o per attività commerciali con privati, mentre il 24% per attività di e-banking
Ma il dato più inquietante, non ancora numerico, ce lo fornisce il bitcoin, si tratta di una moneta elettronica che potrebbe rivelarsi molto pericolosa. Il bitcoin non ha nessuna Autorità centrale che ne segua i movimenti, è emessa con un numero di 8 cifre dai gestori dei network a fronte di pagamenti con carta di credito, la qualcosa ne rende la tracciabilità molto complessa. Con il bitcoin si possono prelevare interi patrimoni e farli sparire per sempre … Ecco il motivo per cui alcune Banche consigliano gli utenti l’uso della ‘carta sua e getta per i pagamenti on line’, i cui importi sono limitati e temporanei. Chiaramente questa forma di pagamento non è molto gradita ai produttori on line in quanto se non fanno a tempo a recuperare il credito rischiano di veder sparire l’importo da prelevare e quindi magari dover ripetere l’operazione
E’ c’è ancora un caso di sicurezza/insicurezza informatica che si sta verificando recentemente sempre più spesso: il Cryptolocker, un attacco informatico via e-mail.
Il 10 febbraio scorso, dopo aver criptato continue violazioni alla posta di utenza varia la polizia postale ha lanciato l’allarme, mettendo in guardia contro l’invio arbitrario di e-mail non richieste, anche se a volte con indirizzi simili a quelli noi noti, con allegati vari, se si apre l’allegato il pc viene attaccato e si perdono tutti i dati. Lo scenario preciso è il seguente: l’ignaro utente riceve sulla propria casella di posta elettronica un messaggio che fornisce indicazioni ingannevoli su presunte spedizioni a suo favore oppure contenente un link o un allegato a nome di istituti di credito, aziende, enti, gestori e fornitori di servizi noti al pubblico. Sembra, all’apparenza, una mail proveniente da un mittente affidabile. Cliccando sul link oppure aprendo l’allegato (solitamente un documento in formato pdf o zip), viene iniettato il virus che immediatamente cripta il contenuto delle memorie dei computer, anche di quelli eventualmente collegati in rete. A questo punto scatta il ‘ricatto’ da parte dei criminali informatici che richiedono agli utenti infettati, per riaprire i file e rientrare in possesso dei propri documenti, il pagamento di una somma di alcune centinaia di euro in bitcoin per ricevere, sempre via via e-mail un programma per la decriptazione. Ma anche se si cede alla richiesta, non è detto che vada a buon fine, tanto è vero che la Polizia postale avverte: “È importante non cedere al ricatto, anche perché non è certo che dopo il pagamento vengano restituiti i file criptati!” (fonte:Rainews)
Insomma su Internet non c’è mai pace, perchè, inoltre, a fronte di questi pericoli di sicurezza, gli Stati si orientano a chiudere o limitare gli accessi e la relativa configurazione del web come ‘piazza virtuale’, relazionale e social è ulteriormente compromessa.
In realtà è che neanche gli Stati, alcuni Stati, non l’America ad esempio, sono bene a conoscenza delle potenzialità e dei pericoli connessi all’uso di Internet, per cui redigere una ‘legge universale’ sull’uso responsabile del web, che ne consenta libertà, in nome della quale è nato internet, e allo stesso tempi ne regoli eventuali abusi, è veramente impresa titanica.
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