Questo commento è nato per essere pubblicato sul sito http://natividigitali2012.blogspot.it/, gestito dagli organizzatori della imminente conferenza del PD sulla scuola, dove era nato un dibattito. Al momento purtroppo la pagina con i vecchi commenti non è più accessibile e non è più possibile inviarne di nuovi. Anticipo qui le mie osservazioni, sperando che il PD voglia riaprirsi al dibattito pubblico quanto prima. Nel frattempo, vi invito ad aggiungere le vostre considerazioni in calce a questo post.
Alcuni amici degli Stati Generali dell’Innovazione mi hanno segnalato il dibattito che è nato intorno al vostro evento di fine maggio. Temo di dover concordare con la maggior parte dei rilievi che vi sono stati mossi.
Il mondo della formazione – dalle scuole primarie fino alle università e alla formazione continua – negli ultimi anni ha subito evoluzioni radicali, alcune delle quali, non ho remore a dirlo, assolutamente entusiasmanti. Vorrei iniziare segnalandovi il progetto “edX” http://www.edxonline.org/ promosso dal Massachusetts Institute of Technology e dalla università di Harvard. Si tratta di una piattaforma per la formazione a distanza con contenuti di altissimo livello e basata su codice rigorosamente open source.
Due delle istituzioni accademiche più prestigiose (e bisogna dirlo, più costose) mettono a disposizione della comunità web, in modo libero e aperto, una risorsa straordinaria. Non perché abbiano perso il senno, ma perché capiscono l’importanza dell’educazione, e sono abbastanza intelligenti da intuire i possibili ritorni, anche in termini economici, di una iniziativa del genere. Di più, di un approccio del genere.
Il confronto con le politiche adottate dalle principali case editrici italiane, che gestiscono il mercato della scuola in un regime a ridotta o ridottissima concorrenza, è francamente imbarazzante.
Consentitemi di citare altre iniziative legate alla condivisione della conoscenza, come Wikipedia: più di 250 lingue, solo la lingua inglese contiene quasi quattro milioni di articoli (l’equivalente di 952 volumi dell’enciclopedia britannica), uno dei primi dieci siti Internet al mondo (siamo ormai prossimi ai 6 miliardi di utenti l’anno), usato quasi quotidianamente da otto studenti su dieci e con un rapporto costo/benefici straordinario: Wikipedia si auto sostiene con circa 20 milioni di dollari l’anno, per capire meglio il sistema bibliotecario statunitense costa circa 11 miliardi di dollari l’anno (550 volte di più). http://open-site.org/wikipedia/
Della risorsa utilizzata da 8 studenti su 10 (di ogni ordine e grado) non vedo purtroppo la benché minima traccia nel vostro convegno.
Ci sono tante altre iniziative meritorie che offrono un approccio innovativo alla conoscenza e regalano strumenti interessanti, come Map tales http://maptal.es/, Think Tag Smart http://www.thinktag.org/. Alcune di queste sono italiane come ad esempio Oil project http://www.oilproject.org/ e nel suo piccolo anche Liber Liber http://www.liberliber.it/.
Non voglio annoiarvi con un elenco di siti, ma non posso omettere che stanno anche nascendo nuovi fenomeni, come ad esempio il social reading, ovvero la lettura condivisa che promette finalmente di avvicinare i giovani al mondo dei libri.
Di nuovo, devo rilevare che nessuno di questi strumenti viene citato, né mi pare che sia stato invitato qualche relatore a parlare di questi nuovi interessantissimi fenomeni culturali.
Per quanto riguarda i passi falsi commessi dal “sistema Italia” nel campo della scuola sono così numerosi, così grandi e così noti che francamente non ho nessuna voglia (per vostra fortuna) di stare qui a elencarli. Mi limito solo a riportarvi alla memoria uno dei parti più incredibili e recenti del ristretto gruppetto di persone (politici e imprenditori) che decidono le sorti del nostro sistema scolastico: le famigerate L.I.M.
Una idea potenzialmente valida, ma realizzata nel più completo disprezzo del buon senso. Dispositivi costosi, vuoti, del tutto incompatibili gli uni con gli altri. Una fiera di formati proprietari, violazione degli standard, totale incapacità di accogliere e valorizzare il lavoro dei docenti e degli studenti. Un affare per pochi (seduti al vostro tavolo), una sconfitta per tutti noi.
Aggiungo una mia considerazione strettamente personale, che vi prego di non considerare legata alle posizioni degli Stati Generali dell’Innovazione: fin quando i partiti politici (che dovrebbero essere gli strumenti attraverso i quali la società civile interagisce con le istituzioni) organizzeranno convegni nei quali non è previsto uno spazio per l’innovazione, delle due l’una: o l’Italia va allo sfascio, o si libera di questo modo di fare politica.
Chiarisco che sono certo che coloro che hanno organizzato il convegno sono persone libere, indipendenti da cricche e miopi gruppi di interessi. Registro con piacere che vi preoccupate di rispondere a chi vi invia sollecitazioni, segno di apertura mentale. Ma se davvero volete un’Italia diversa, più libera e aperta, iniziate a cambiare voi stessi. Azzerate il programma del convegno, riscrivetelo prestando più attenzione alle innovazioni che possono realmente migliorare la scuola. I grandi gruppi editoriali non hanno bisogno del PD per farsi pubblicità. E per favore, che Bersani faccia un saluto di 2 minuti (non di 30) e poi si sieda, ad ascoltare.
In bocca al lupo.