Sicurezza e diritti: perché Severgnini sbaglia

Tim Cook

Da alcuni giorni si parla molto di un tema tecnico – cosa abbastanza inusuale per la stampa italiana – ovvero della battaglia legale tra l’FBI e la Apple, con la prima che chiede all’azienda USA un sistema per scardinare i sistemi di sicurezza degli iPhone. Che il tema sia poco praticato lo si capisce dal tenore di molti interventi, che sembrano dimenticare alcune nozioni di informatica elementare.

Ad esempio, il solitamente acuto Beppe Severgnini nel suo articolo “Prima i clienti poi i cittadini. La scelta sbagliata di Apple” (http://www.corriere.it/opinioni/…) sostiene una tesi con basi molto fragili. In estrema sintesi, secondo Severgnini la Apple dovrebbe consentire l’indebolimento dei sistemi di difesa degli iPhone perché le esigenze delle forze dell’ordine vengono prima.

Senza scomodare Benjamin Franklin e il suo “Chi è pronto a dar via le proprie libertà fondamentali per comprarsi briciole di temporanea sicurezza, non merita né la libertà né la sicurezza“, bisogna chiarire alcune cose:

1) se la Apple collaborasse a scardinare le protezioni, anche di un solo iPhone, creerebbe una breccia nel sistema e tutti i telefoni diventerebbero vulnerabili, a chiunque. Ladri e truffatori in primis. Per quanto si sforzeranno di tenere sotto chiave il “passepartout” questi prima o poi finirebbe nelle mani dei delinquenti. Non è un rischio, è una assoluta e più volte dimostrata certezza;

2) alcuni ritengono che scambiare un po’ di diritti civili con un po’ di sicurezza sia una buona idea. Non lo è, nemmeno in questi termini. Ma per di più, nel caso in esame non si tratta di rinunciare a qualche diritto per stare più tranquilli, perché se pure la Apple si piegasse alle richieste dell’FBI e indebolisse gli iPhone terroristi e criminali provvederebbero subito (e forse hanno già provveduto) a crearsi un proprio sistema di cifratura… Che si può fare e anche con relativamente pochi mezzi; diciamo che è tranquillamente alla portata di una organizzazione criminale. In questo scenario paradossale i criminali sarebbero protetti con il loro sistema alternativo, i cittadini onesti, dotati solo del sistema di serie, reso vulnerabile dal “passepartout”, no. Rinunceremmo a una nostra tutela in cambio di niente;

3) a Severgnini non piace che alla Apple conviene, commercialmente, fare ogni sforzo per mantenere sicuri i propri telefoni. Dovrebbe invece rallegrarsene. E’ la migliore garanzia che i telefoni rimarranno il più possibile sicuri. E il fatto che per gli altri telefoni (Android, Windows Phone, ecc.) non servano ingiunzioni di giudici e pressioni dell’FBI perché si forzano facilmente, è invece una cattiva, pessima, notizia.

Quando possibile, si trovino strumenti legali per costringere i delinquenti a sbloccare il proprio telefono, aggravi di pena se non collaborano, o qualsiasi altra cosa. Ma la via non può essere rinunciare ai nostri diritti e alla nostra privacy. Oggi, per di più, ci chiedono di farlo in cambio di niente.

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