Fantasmi digitali al LAC

FANTASMI AL LAC

Mi piace condividere qualche riflessione a mente fredda su un evento molto particolare, organizzato lo scorso 7 ottobre dal Liceo Artistico di Cagliari. Malinconici fantasmi bianchi viaggianti hanno attraversato il centro della città, mettendo in scena flash-mob in luoghi chiave per rendere partecipe la cittadinanza del loro problema: un terzo di loro sono stati informati a poche ore dal suono della campanella del primo giorno di scuola che non potranno frequentare nell’edificio storico e ben attrezzato posto al centro di Cagliari a pochi passi dalle maggiori risorse culturali. Verranno deportati in una struttura mi dicono fatiscente nella periferia esterna della città, in un luogo mal collegato e difficilmente raggiungibile. I fantasmi viaggianti sono spariti dalle strade della città dopo poche ore, ma resteranno a infestare per sempre l’edificio tanto importante per la formazione dei ragazzi. Fantasmi digitali che diventeranno parte del Genius Loci, evocabili con uno smartphone e pronti a raccontare una storia di disagio e delusione. Non vado oltre su questo perché potete ascoltare il resto dalla voce di uno dei fantasmi viaggianti e gustarvi il resoconto fotografico del flash mob o scoprire di più della triste vicenda del LAC. Un “Mi piace” di sostegno è un piccolo gesto non del tutto inutile che vi invito a compiere.

Cosa mi sono portato a casa da quella piacevole giornata?

Intanto, il piacere e l’ottimismo che deriva dall’incontro con tanti ragazzi creativi, capaci ed entusiasti. Sono il nostro futuro ed è una visione confortante.

La faccia negativa della medaglia è l’aver constatato ancora una volta come troppo spesso a livello decisionale si operi sulla base di consuetudini culturali del passato invece che cercare di intuire il futuro o almeno di ascoltare chi ha maggior sensibilità in questo senso. La percezione netta che emerge dalla vicenda è che il liceo artistico a Cagliari sia considerato l’ultima ruota del carro scolastico. Purtroppo, il problema delle aule c’è – non so se per trascuratezza o per impossibilità oggettiva di risolvere il problema – e a qualcuno il cerino doveva restare in mano. Chi conta meno di tutti? L’improduttivo artistico. Tanto, si sa, di arte e di cultura non si può vivere. Parole che sentiamo spesso. Purtroppo, specialmente dal mondo della politica e della amministrazione. E suonano in stridente contraddizione con quanto invece ci raccontano le organizzazioni più all’avanguardia nel mondo nelle tecniche di sviluppo del business. Come il MIT, per fare un esempio. Nell’era del digitale la capacità creativa, la capacità di ascolto di se stessi e degli altri, la capacità di percepire un problema olisticamente e non solo descriverlo analiticamente sono considerati elementi indispensabili del bagaglio di una startup, ma in realtà di qualunque azienda che voglia sperare di avere successo. Tutte abilità che si sviluppano con il curriculum di studi caratteristico del liceo artistico. Ci si dovrebbe aspettare una spinta verso la sua valorizzazione. E invece…

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