Mi è sempre parso doveroso puntualizzare che la comunicazione va sostanzialmente differenziata dall’informazione e che la prima, la comunicazione pura, è in definitiva un’espressione dell’anarchia del ‘mutamento’ che ancora non ha esplicitato il suo paradigma interpretativo della società e cerca una sua strada d’inserimento nella costruzione sociale inquinandosi delle variabili incidenti: aumento della popolazione, trasformazione delle disponibilità di risorse naturali, cambiamenti climatici ecc… I social network sono espressione di questa ‘insicurezza’ della comunicazione che però si dota di una importante cornice relazionale e che assume una forte connotazione valoriale. E’ come se vivessero due strutture parallele: quella tecnologica, con un forte sradicamento spazio temporale, con la sua rete di nodi e flussi informativi immateriali, con la sua struttura disomogenea (ad esempio i service provider sono più informati rispetto a chi naviga in rete, oppure aziende e governi hanno più informazioni dei semplici cittadini e consumatori); ed una strettamente ancorata al dato locale, connotato da relazioni famigliari, di amicizia, di esperienze sul territorio. Questa disomogeneità è stata ben messa in evidenza recentemente da Manuel Castell, ma Darin Barney, partendo dalle osservazioni di Castell, nel 2004, ha sintetizzato ancora meglio le problematiche connesse alla comunicazione in rete centralizzata e decentralizzata, distinguendo 5 dimensioni fondamentali: 1.capitale informazionale, come una nuova fase del capitalismo; 2.confini geografici, entro cui si muovono le merci e le persone ricollocati e distinti nell’ambito dei network dove si muovono con maggiore velocità; 3.scardinamento di tempo e spazio, dove anche il lavoro perde la sua classica connotazione locale e soprattutto collettiva assumendo una diversa dimensione del collettivo come scambio di informazioni in rete. Il lavoro si colloca tra il secondo ed il terzo punto in quanto risulta poi particolarmente svantaggiato rispetto al capitale sospinto dai mercati finanziari che si muovono in rete, più veloci e flessibili questo dato fa esplodere i processi di immigrazione/emigrazione; 4. meccanismo di potere che individua immediatamente i centri e le periferie, i poveri ed i ricchi, gli interacting e gli interacted [ossia coloro che sanno usare le nuove tecnlogie, interacting, Eco li definisce ‘gli integrati’ e coloro che subiscono le nuove tecnologie, gli interacted]. Herbert Simon ha evidenziato che in rete le linee di stratificazione sociale sono maggiormente visibili e questa mancata ‘ristrutturazione sociale delle relazioni di potere’ rappresenta ‘i buchi neri dell’informazionalismo’; infine la 5^ dimensione individua l’alienazione tra la Rete ed il Sé che genera un conflitto di livello sociale creando antagonismi che tentano di ricollocare la partecipazione dal basso.
Diversamente è per l’informazione, la quale è un dato assolutamente politico e che assume principalmente l’aspetto della fonte da cui promana.
Detto ciò non si è detto nulla di nuovo, suppongo, salvo il dover aggiungere quanto risulti importante distinguere le varie funzioni e forme di comunicazione e di informazione, che a questo punto diventano rilevantissime per l’orientamento
Partiamo dalla comunicazione: essa può assumere i connotati di comunicazione pubblica, politica, sociale, di crisi, di servizio ….
Mentre la comunicazione in generale configura messaggi di molti verso molti, per le comunicazioni specialistiche si configura un messaggio di un Ente verso i tanti, anche senza necessità di feed back. Il feed back lo ritroviamo nel percorso istituzionale di rapporto verso il cittadino e lo ritroviamo sia come adeguamento automatico al messaggio, sia come rinvio della comprensione ed eventuale richiesta di dialogo.
Da qui capiamo come la comunicazione possa rientrare nel campo del ‘potere’ per e sulla società se non fosse per la connotazione valoriale – di cui si diceva prima – di rete di relazioni che è andata acquisendo soprattutto con i social network e che la trasformano in luogo di comunicazione, di dialogo.
Ma per diventare ‘paradigma della comunicazione pubblica’ e/o ‘organizzativa’ la comunicazione deve fare i conti con la ‘forza’ che può imprimere alle relazioni tra le istituzioni ed il cittadino.
Su quella forza, su quelle relazioni si inseriscono, infatti, una miriade di altri soggetti e sponde che sono autorevoli sponde di traffico informativo. Così che un messaggio costruens (quello che finito il giro dei destinatari, torna sotto forma di stimolo pertinente per la gestione e progettazione del cambiamento – sempre che l’istituzione sia in ascolto!) può avere non solo molti destinatari, e magari con oggetti diversificati, ma anche molti mittenti ma con un solo oggetto.
Quando l’oggetto delle Comunicazioni ‘specialistiche’ e/o differenziate, coincide, potremmo, sì, avere un eccesso informativo, una ridondanza, ma anche uno ‘spacchettamento’ salutare della comunicazione che come nelle facce di un prisma potrebbe sollecitare una visuale critica e multicanale della informazione. Una sorta di multitask dell’informazione istituzionale, qualora, beninteso, riesca ad avvalersi degli aspetti sinergici dell’azione contigua. Ma può anche verificarsi una ‘sovrapposizione’ della comunicazione pubblica ad altre comunicazioni sociali.
Dice Rolando : ‘la comunicazione pubblica, quando cambia marcia e somma alle proprie capacità di servizio anche quella di interpretazione e di promozione, entra in un campo d’azione in cui – sia pure con ruoli, funzioni e obiettivi diversi – altre fonti producono segnali forti. Questa descrizione favorisce gli aspetti sinergici. Ma avverte anche circa gli antagonismi naturali che l’esperienza in atto già consente di rilevare’
Nelle slide che seguono mi è parso opportuno evidenziare tre casi di dinamiche di comunicazione pubblica verso l’utente aventi un solo oggetto comune ma interessanti Enti diversi. Rientrano nelle discipline della Comunicazione Organizzativa.
Si può notare nel primo caso un oggetto che incide su diversi Enti, per diversi aspetti. Ad esempio: si rende necessario comunicare alla popolazione italiana che ‘si va in pensione a 52 anni!’. L’oggetto in questione interessa comunicarlo sia la Presidenza del Consiglio, per quanto riguarda la Comunicazione politica, sia i sindacati per quanto riguarda la Comunicazione sociale, sia l’Inps per quanto riguarda la Comunicazione di servizio, sia la Pubblica Amministrazione per quanto rigurda la Comunicazione pubblica vera e propria, interna ed esterna. Vediamo che qualora si verifichi il caso che ogni Ente esterni una comunicazione per il proprio singolo aspetto organizzativo, risulterà una realtà complessa e di non semplice comprensione
Nella seconda slide è stato sintetizzato in modo elementare il caso in cui un singolo oggetto interessi due Enti diversi e può verificarsi il caso in cui l’Ente più ‘autorevole’ (facilmente quello politico) prenda il sopravvento su l’Ente meno autorevole (generalmente quello amministrativo) E’ il caso in cui sembrerebbe importante affidarsi ad una società di comunicazione che possa realizzare un messaggio specialistico e ‘superpartes’. Ad esempio l’Anci intende fermare le trivelle in mare. Il Parlamento approva la legge in proposito. A quel punto i messaggi al cittadino potrebbero essere discordanti ed entrare in conflitto, creando difficoltà di comprensione. La Rai si interessa degli spot sia riguardanti la comunicazione politica parlamentare, sia quella amministrativa dell’Anci, sia quella specialistica del wwf o delle associazioni ambientali.
Infine il terzo caso, ossia l’esempio per cui in tutti questi anni ci si è battutti al fine di ottenere una ‘Pubblica Amministrazione’ efficiente, comprensiva, comprendente, rivolta al cittadino : la sinergia tra gli Enti che produce buone prassi e corretta comprensione
La Comunicazione pubblica, è un messaggio di uno o più Enti di pubblic affairs rivolta ai cittadini utenti ma diversamente da qualche decennio fa essa è divenuta luogo di intermediazione, e quindi di ‘potere’, tra l’Ente pubblico e l’utente. Essa non deve necessariamente pensare di avere fallito il proprio messaggio se altre comunicazioni, come quella politica, si diceva, prendono il sopravvento o se non possiede una esposizione mediatica così come le altre comunicazioni. La comunicazione pubblica è soprattutto un messaggio diretto con l’utente, un rapporto vis a vis, una telefonata, una e-mail. Per arrivare a questo risultato essa deve essere in grado di organizzare una precisa e corretta comunicazione interna, tra i propri uffici o tra gli stessi Enti di pari grado, di grado inferiore o di grado superiore e mettersi all’ascolto del cittadino ma anche degli altri Enti. Gli Open Data sono lo strumento principale attraverso cui passa quest’ascolto, l’informazione e la conoscenza, tra gli Enti pubblici principalmente, per organizzare una corretta comprensione della realtà al cittadino utente, privato.
E’ questa la trasformazione epocale: la comunicazione pubblica, senza esposizione mediatica consente all’Ente pubblico di adeguarsi alle esigenze reali del cittadino/a, più che tentare di trasformare il cittadino/a in un archetipo immaginario di riferimento. E’ il potere della comunicazione pubblica.
In pratica la comunicazione pubblica è la trasmissione di una informazione organizzativa