Siamo ancora in attesa della pubblicazione del testo definitivo del decreto sulle modifiche al CAD approvato dal Consiglio dei Ministri lo scorso 10 agosto, e che (sulla base del Comunicato Stampa) dovrebbe includere alcuni punti molto discutibili e recepire però anche proposte avanzate (non solo) da SGI.
Tra queste la Consulta Permanente per l’Innovazione, un organismo multistakeholder di consultazione sulle decisioni strategiche sui temi dell’innovazione, di supporto al monitoraggio dell’attuazione del digitale, di scambio di buone pratiche e di raccolta e strutturazione di nuove proposte.
Riteniamo che la Consulta oggetto della proposta potrebbe avere un ruolo importante a supporto del monitoraggio dell’attuazione del digitale: ad esempio proprio in questi giorni si sarebbe dovuti passare a procedure di formazione, gestione e conservazione interamente digitali dei documenti della PA, con tutti i benefici ed i risparmi del caso, ma la mancata applicazione delle regole tecniche (pare che alcune PA fossero addirittura ignare delle regole da applicare) richiederà una sospensione.
Consulta che noi abbiamo fatto vivere “dal basso” e che ha dato buoni frutti in termini di apertura di confronto trasversale. Un organismo che in forme diverse è stato da più parti richiesto durante le consultazioni e le audizioni sul CAD di questi mesi.
L’istituzione della Consulta, che era una della condizioni del parere della Commissione affari Costituzionali della Camera, e che nel Comunicato Stampa di approvazione del decreto il governo dichiara di aver recepito totalmente, rischia però di essere molto depotenziata, se non trasformarsi in pura finzione.
Circolano, infatti, voci (che auspichiamo lontane dalla realtà) che si voglia in realtà istituire la Consulta attivandola solo per “consultazioni telematiche”.
In altri termini e in sostanza: nessun confronto, ma solo apertura ai commenti online quando, proprio dall’esperienza derivata dalla Consultazione CAD voluta dall’on. Paolo Coppola, si è reso evidente quanto possa essere incisivo un confronto aperto e multistakeholder, senza introdurre ritardi nel processo legislativo già definito (e infatti ha contribuito alla formazione di molti dei punti del parere della Camera).
Se fosse vera, questa scelta non solo sarebbe una chiara negazione del parere della Camera, ma anche una pericolosa manifestazione di insofferenza verso il percorso di Open Government che il governo sembrava voler avviare con l’Open Government Forum (sembrava, perché i primi passi hanno lasciato un po’ a desiderare).
Se fosse vera, questa scelta affosserebbe di fatto anche l’Open Government Forum e vedrebbe nuovamente il governo chiudersi a riccio rispetto alle esigenze e alle proposte della società civile.
Per questo, con molta preoccupazione, auspichiamo che le voci siano false e l’istituzione della Consulta sia vera e possa così essere uno strumento incisivo per la definizione e l’attuazione della strategia per l’innovazione del Paese.
Nello Iacono e Andrea Caccia