Nel film Armageddon, la battaglia finale per la sopravvivenza umana, assistiamo alla distruzione dell’intera umanità e del pianeta, per il fatto che non si è voluto credere a Raja – uno dei due scenziati realizzatori del progetto “EVE” (Electromagnetic Vacuum Energy) che vorrebbe rendere l’Europa indipendente dal punto di vista energetico – il quale avvisa che qualora uno dei due reattori di EVE fosse stato disattivato, sarebbe esploso il pianeta. Siccome Raja è stato rapito dai terroristi e si trova in condizioni di credibilità molto delicate, non viene appunto creduto. Non solo, il fatto che il reattore sia da dover chiudere perchè pericoloso, è l’idea generale che orienta definitivamente alla scelta. L’evento si verifica: il reattore viene spento ed il pianeta viene distrutto.
Un caso da non sottovalutare.
A parte la ‘solita’ visionarietà che promana da certi film (Armageddon parla di terroristi che attaccano il delicato sistema di equilibrio della modernità per raggiungere il loro scopo delirante di distruzione generale), il film americano del 2009 sembra essere il ‘canovaccio’ su cui si snocciolano questi anni di inizio secolo. [e speriamo ce ne siano ancora molti… ]
L’incubo finale è il sottotitolo del film, ed è tutto un programma …
La credibilità di chi va contro il ‘comune pensare’, forma latente del qualunquismo, è sempre stato l’anello debole della catena sociale … e la trama di molti film d’azione.
Sembra ieri quando nel 2013, dopo aver vinto le primarie, Pier Luigi Bersani era in guerra con Matteo Renzi per la conquista di Palazzo Chigi. Una storia di cui ancora si parla e da cui discende ancora la narrazione dei giorni nostri.
Ebbene uno dei cavalli di battaglia di Bersani era l’attacco al sistema dell’individualismo e personalizzazione della politica, la ‘lontananza dall’idea di collettivo’, basti riguardare la puntata di Ballarò del 16 gennaio 2013
Oggi siamo alla declinazione della lotta al paradigma dell’individualismo, del ‘solipsismo’.
Ma se l’estremizzazione di questa ‘espressione umana’ è evidentemente e giustamente da combattere, perchè, tra l’altro preludio di forme di intolleranza ed ‘estraneazione’, contro cui puntava il dito Pierluigi Bersani, dall’altro è anche giusto che gli individui conservino una ‘propria sfera individuale e intima‘ cui nessuno dovrebbe accedere, secondo i migliori dettami della psicologia salutista. Il confine resta quello dell’intrusione sociale in alcuni aspetti della vita intima dei personaggi pubblici. Il limite andrebbe veramente definito e nettamente.
Insomma, in generale, all’uomo, di qualunque età e genere, di qualunque ceto sociale, e di qualunque attività si occupi, fa molto bene un po’ di privacy. Anzi è necessaria per mantenere ‘la salute’ psicofisica. La sfera privata, la riservatezza (ed il conseguenziale ‘diritto alla riservatezza della posta’ contenuto, ad esempio, nella Costituzione Italiana), sono fondamentali per lasciare al genere umano un campo ‘privato’ che possa non essere ‘attaccato’ dall’esterno, entro cui la persona può costruire le proprie difese e coltivare la propria personalità, lasciandole sfogo e modificandola secondo le esigenze dell’ambiente in cui vive.
Entriamo così nel campo ingegneria sociale e dei diritti. Ecco, la società oggi avrebbe bisogno di ‘ingegneri dei diritti’, più che di quelli del mattone.
Senza diritto alla privacy non ci sarebbe vera salute mentale, gli sfoghi si ‘esternalizzerebbero’, ossia andrebbero rivolti all’esterno, e si andrebbe anche verso una ‘robotizzazione dell’essere’ che diventerebbe o facilmente ‘manovrabile’ dalle pressioni esterne o assolutamente alienato per l’alzarsi di un muro di difesa personale.
Credo che questi siano i fondamenti della psicologia che ognuno dovrebbe conoscere.
Ancora un esempio: tutti i bambini ad un certo punto della loro vita sognano la morte dei genitori, perchè è la ‘contesa’, l’antagonismo, che fa crescere la personalità e la fortifica. Se quel ‘bambino/a’, in quel particolare momento di crescita, venisse sburgiardato per ogni dove, avremmo un individuo adulto estremamente debole ed attaccabile ed una società in pieno fallimento. Un po’ come quei filmati che i fanciulli bulli postano per mostrare aspetti personali di ‘compagni deboli‘.
Ecco da dove promana principalmente il ‘diritto alla privacy’: la salvaguardia della possibilità di difesa dell’individuo. Rodotà docet!
Ma da quand’è che ci si rende conto di questa necessità fondamentale della persona? Dall’industrializzazione in poi. Da Fredu. Dalla nascita del ‘ceto borghese’. Infatti la privacy è un diritto tipicamente ‘borghese’ [e forse per questo un po’ avversato sia dalla destra che dalla sinistra ….]
La privacy è anche lo strumento principale che la società ‘dovrebbe avere’ per combattere il qualunquismo. Scrivo ‘dovrebbe’ perchè in realtà non lo utilizza.
La necessità di sentirsi ‘ben inseriti’ nel gruppo sociale di appartenenza, tipico dell’adolescenza, fa si che le personalità ‘immature’ si orientino ad assumere il ‘pensiero degli altri’ come proprio (il famoso qualunquismo), ma nel contempo ‘salvandosi’ dall’estraneazione da sè per effetto del processo di archiviazione del ‘proprio pensiero intimo’ in un luogo cui a nessuno è dato accedere se non all’individuo stesso, che conserverà nel caso dovesse farvi ricorso.
E’ il conformismo. (da cui discende anche il ‘lecchinaggio’, chiedete ai giovani!)
Sono tutte caratteristiche sociali molto ben studiate e note a molti appassionati e studiosi della materia.
L’affermazione del diritto alla privacy, il diritto all’oblio degli account internet, il principio di non colpevolezza fino al grado ultimo di giudizio, hanno avuto un percorso molto travagliato, osteggiato soprattutto dallo Stato moderno, divenuto un antagonista della sfera privata, in nome della ‘sicurezza generale’.
Antagonista assoluto al diritto alla privacy è il diritto di sapere, uno dei cardini inamovibili della modernità e principio di ogni ‘amministrazione trasparente’. Il diritto di sapere è il figlio primogenito della ‘tangentopoli’, del cambiamento rispetto al vecchio sistema della politica criptica e della società segreta.
Ma senza le società segrete oggi non avremmo l’Italia unita e neanche la P1-2-3-….
Dunque i confini sono molto labili. Per questo si sotiene che è materia per ‘ingegneri/scienziati del diritto’…
L’avvento delle banche dati, grazie alle moderne tecnologie hanno movimentato ancor di più il tema della dicotomia privato/pubblico.
‘La legge di recepimento italiana della direttiva n.46/95/CE, entrata in vigore effettivamente nel 1997, ha indubbiamento determinato una serie di importanti trasformazioni del costume e delle prassi commerciali, ed un indubbio mutamento dei comportamenti sociali (…) Gli interventi legislativi succedutisi dopo l’entrata in vigore della legge 675/96, i numerosi provvedimenti del Garante, la vastità delle banche dati esistenti e dunque la necessità di un riordino sistematico della materia hanno imposto la creazione di un Codice Unico della privacy’ (D.Lgs.196 del 2003) [Sica-Cardarelli-Zeno-Zencovich]
L’implementazione del Codice della privacy è stato esemplare nella distinzione tra ‘dati sensibili’ e ‘dati disponibili’
Ma ancora oggi necessitiamo di ulteriori aggiornamenti. Ad esempio in Italia il gestore telefonico o i social network sono tenuti a fornire all’autorità giudiziaria, e solo ad essa e su richiesta scritta e controfirmata, i dati in loro possesso su determinate persone su cui si sta indagando.
Ciò non vale per l’America. The right to be let alone (lett. “il diritto di essere lasciati in pace” o “diritto di essere lasciati soli“), secondo la formulazione del giurista statunitense Louis Brandeis, che fu probabilmente il primo al mondo a formulare una legge sulla riservatezza insieme a Samuel Warren, è il pilastro fondamentale della società statunitene.
Secondo la filosofia statunitense, il diritto alla privacy non va confuso con il diritto al segreto, anch’esso finalizzato a tutelare un’area riservata della vita privata ma che per qualche motivo comprende elementi comunque conosciuti da alcune persone: il medico, ad esempio, è sicuramente consapevole dello stato di salute del proprio paziente, ma ha il dovere di mantenere il segreto professionale sulle notizie di cui è a conoscenza.
La privacy non va confusa nemmeno con la solitudine, in quanto sussiste una profonda differenza, infatti, tra «l’esser soli» e «l’esser lasciati soli».
In origine in america c’era un atteggimento ‘restrittivo’ sul diritto alla privacy, considerato inaccessibile. Poi l’America ha fatto un passo indietro anche dovuto alla consapevolezza di diventare vulnerabile alle violazioni da parte di terzi (vedi caso WikiLeaks).
«Con sentenza del 6 ottobre 2015 relativa al caso irlandese Facebook-Schrems, la Corte di Giustizia Europea ha dichiarato invalido l’accordo Safe Harbour fra UE e Stati Uniti, sul trattamento dei dati personali e sensibili di cittadini europei, principalmente per l’assenza di confini e deroghe ai poteri delle autorità che tutelano la sicurezza nazionale.
L’accordo è stato poi sostituito dal nuovo EU-US Privacy Shield del 2 febbraio 2016, che riguarda dati di cittadini europei trasmessi via internet da UE a Stati Uniti, ovvero detenuti stabilmente in banche dati di società private o enti di intelligence residenti negli USA, e aziende USA che trattano i dati dei cittadini in Europa. L’accordo non specifica limiti ed eccezioni per le autorità di intelligence, mentre impone alle aziende USA (che operino sia in Eruopa che negli Stati Uniti), ad aderire e rispettare le normative UE sulla privacy nei confronti dei cittadini europei.
È prevista una stretta collaborazione con Department of Commerce e la Federal Trade Commission, e la creazione di Ombudsman per le controversie con l’ intelligence». [Wikipedia]
In base a queste normative l’Fbi ha potuto inviare alla Apple una lettera di Autorità giudiziaria per avere accesso ai dati contenuti nel cellulare di un terrorista. Quindi la normativa va in aiuto all’Fbi, ma solo fino a quando chiede la password del cellulare.
Cosa diversa diventa se l’FBI chiede un software alla casa madre per entrare nel sistema anche solo di un particolare telefonino. E’ famoso che la Apple è inattacabile dal punto di vista di virus e hacker. Il sistema iOS non lo consente. Dunque basterebbe fornire la chiave anche solo di un telefonino per abbattare tutta la credibilità e serietà dell’azienda, nonchè, cosa molto più grave, la sicurezza di milioni di cittadini.
La Apple ha fatto bene a difendersi ed a negare – probabilmente sarebbe anche cosa difficilissima – la possibilità di violare il proprio ‘sistema’ di difesa!
QUA BEN SPIEGATA L’INTERA VICENDA CON TANTO DI CARTE ALLA MANO
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La guerra fra Apple e Fbi spiegata in 6 punti
PICCOLISSIMO DETTAGLIO: L’FBI E’ GIA’ ENTRATO NEL TELEFONINO DEL TERRORISTA E NE CONOSCE GIA’ TUTTI I DATI