Far funzionare il Governo come fosse Internet

Oggi ho avuto modo di guardare un talk di appena 12 minuti che Jennifer Pahlka ha tenuto per TED, spesso fonte di grande ispirazione per me, e forse per molti altri di voi. Mi ha entusiasmato, e voglio condividerlo qui su SGI, perché è davvero illuminante per le nostre azioni di cittadini digitali.

L’incipit del discorso è il seguente. Si può far funzionare il Governo [di una città o di un Paese, NdT] come fosse Internet, senza permessi e in maniera aperta? La coder e attivista Jennifer Pahlka crede che si possa, e che le apps, costruite rapidamente ed economicamente, siano un modo nuovo e potente per collegare i cittadini ai loro Governi e ai loro stessi vicini.

Le ultime 2 generazioni padroneggiano il web in modo quasi nativo, per loro non è difficile immaginare di lavorare insieme per un obiettivo comune, proprio per la natura stessa del media che più utilizzano: le reti digitali. Internet, la sua vocazione, la sua architettura costituisce dunque la soluzione migliore per fare le cose assieme, per risolvere i problemi in maniera collettiva. Bisogna solo progettare queste soluzioni nel modo giusto.

I cosiddetti nativi digitali non hanno bisogno di chiedere il permesso di parlare, lo fanno e basta, sfruttando ogni canale che internet mette a disposizione, dai social network ai blog. Spesso sono urla, contro qualcuno, contro qualcosa, spesso contro il Governo, e la politica.

Ma molti di loro sono persone che usano anche le proprie mani per costruire applicazioni, che possono migliorare le azioni di governo e gestione di una città, e che a loro volta consentiranno a tutti i cittadini di usare le mani per spalare la neve da un idrante a Boston, o controllare che le sirene anti tsunami funzionino bene a Honolulu, o ancora segnalare i cumuli di immondizia a Napoli (link).

Queste applicazioni, questi piccoli “promemoria digitali” – come li chiama Pahlka – ci ricordano che noi non siamo solo consumatori per il governo, fruitori di servizi in cambio di tasse, ma siamo soprattutto cittadini. E non potremo mai migliorare il governo se non miglioreremo il concetto di cittadinanza, se non metteremo un pò del nostro surplus cognitivo al servizio del bene comune.

Voglio condividere con voi un mio vecchio colpo di fulmine: Clay Shirky che esprime il concetto di “surplus cognitivo”. Ovvero il tempo libero che ci rimane dopo il lavoro e il menage quotidiano, spesso al termine delle nostre giornate. L’avanzatempo, come lo chiamiamo tra i compagni coautori del blog nel quale scrivo. Ognuno di noi sceglie cosa farne, da hobby apparentemente futili fino al volontariato. Se ne avrete voglia e tempo, vi consiglio di guardarvi anche il suo talk qui.

Ma torniamo a Jennifer Pahlka, con l’ultima importande domanda che rivolge alla platea: quando siamo chiamati a fare un’unica grande cosa tutti assieme, siamo solo una folla di voci, di urla, o sappiamo essere anche una folla di mani, che operano, che agiscono, che contribuiscono a risolvere i problemi quotidiani?

Bisogna infatti cambiare il paradigma ormai vecchio che abbiamo di Governo. Non è qualcosa da odiare, per il quale sentirci frustrati: piove, Governo ladro! Un Governo, nella sua essenza, rappresenta ciò che possiamo fare tutti assieme, ma che non possiamo fare da soli afferma Jennifer.

La politica difficilmente potrà mai cambiare, ne abbiamo prova in questo momento storico qui in Italia. Ciò che può cambiare è invece proprio il modo di governare. Ma solo se ognuno di noi, come cittadino, sentirà che può farlo con la propria voce, con le proprie mani, scrivendo un’applicazione magari basata su dati pubblici aperti, o anche semplicemente usandola, per migliorare le cose, per sé e per gli altri.

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