Smart Disclosure, i.e. opening citizens' data to citizens

Che ne direste se la vostra banca, la ASL dalla quale siete assistiti, la vostra assicurazione, per non parlare dell’Agenzia delle Entrate, dell’INPS, di ENEL e di ogni altro soggetto che gestisce una parte della vostra vita, vi fornisse i dati che vi riguardano in chiaro, ma soprattutto in formato aperto e libero?

I soggetti commerciali, come ad esempio banche ed esercenti, già usano le informazioni connesse ai servizi che ci erogano e le spese che facciamo (mediante le tessere fedeltà) per scopi come la profilazione e l’abitudine negli acquisti, o ancora lo stile di guida nel caso di assicurazioni che associano alla polizza anche un dispositivo GPS.

Ma chi ha il diritto di usare i dati che ci riguardano se non innanzitutto noi stessi?

La mia banca ad esempio consente di esportare i dati riguardanti i movimenti del mio conto corrente, con tutti i dettagli relativi, in formato xls. Non  si tratta di open data in senso stretto (meritano 2 stelle secondo la classificazione di Berners-Lee), ma per lo meno li posso utilizzare per rendermi conto se sto spendendo troppo mensilmente, capire qual’è la composizione delle mie uscite e di conseguenza modificare le mie abitudini di spesa.

O ancora, essendo io un donatore abituale, mi farebbe molto comodo ottenere dalla Azienda Sanitaria Locale le analisi del sangue in formato digitale, possibilmente non come PDF (1 stella), in modo tale da poter mantenere un database storico del mio stato di salute, sempre accessibile.

E che dire dei dati sui consumi ad esempio di energia elettrica e di gas metano? Accedervi in maniera chiara, sistematica e con formati open consentirebbe una loro agevole analisi per diventare consumatori piĂą consapevoli.

Tutto questo ha un nome, è “Smart Disclosure”, (in)traducibile come “divulgazione intelligente” (dei dati). Un articolo di Alex Howard (@digiphile) su O’Reilly Radar ne illustra in maniera più approfondita il concetto, partendo da un interessantissimo report [1] del World Economic Forum, nel quale i dati personali vengono appunto definiti come una nuova asset class, il cui valore però non va quasi mai a vantaggio dei consumatori stessi, soprattutto quando proprio i soggetti che li raccolgono e li gestiscono separano le persone dai dati che li riguardano.

L’emergere delle nuove tecnologie – secondo Howard – ha creato le condizioni affinchĂ© i consumatori si rendessero piĂą responsabili e attenti alle loro azioni, creando indirettamente un mercato che potrebbe essere alimentato dalla “smart disclosure” dei dati di cui stiamo parlando.

La divulgazione intelligente si realizza dunque quando un soggetto pubblico o privato (prima ho fatto alcuni esempi eclatanti) fornisce agli utenti l’accesso ai propri dati personali, ovviamente in formati aperti e standardizzati, in modo da consentire ai consumatori di analizzarli agevolmente e prendere decisioni migliori su finanza, sanità, energia e molti altri contesti.

Negli USA la divulgazione intelligente è parte integrante del Piano d’Azione Nazionale [2] del partenariato per l’Open Government messo in piedi dall’amministrazione Obama. Vale la pena dare un’occhiata al memorandum che fornisce indicazioni operative sulle opportunità derivanti dall’adozione della Smart Disclosure [3].

Di seguito i tipi di dati che il governo USA incoraggia a rendere disponibili da parte dei soggetti sia pubblici che privati. Si tratta di informazioni che vanno dalle caratteristiche dei prodotti e dei servizi offerti – molto spesso giĂ  forniti da molti soggetti – all’uso degli stessi da parte dei consumatori.

A. Dati su prodotti o servizi. Sono dati che riguardano informazioni sui prodotti e sui servizi offerti dai soggetti. Ad esempio l’informazione completa dei prezzi, la loro disponibilità geografica, gli elenchi completi delle caratteristiche, i termini e le condizioni di fornitura. Questo tipo di informazioni sono spesso divulgate direttamente dai fornitori ai consumatori.

B. Dati sui fornitori (provider). I consumatori possono aver bisogno di conoscere informazioni rilevanti riguardo gli stessi fornitori, per compiere scelte consapevoli. Ad esempio, prima di fare affari con una societĂ , i consumatori potrebbero essere interessati a conoscere la posizione finanziaria della societĂ  (bilanci in chiaro), o se altri consumatori hanno dato un giudizio su tale societĂ  (opinioni).

C. Dati individuali relativi ai consumatori. Sono informazioni e dati relativi a ogni singolo consumatore, messi direttamente a disposizione dello stesso. Questi dati possono aiutare l’utente a fare scelte informate riguardo al mercato. Esempi di questo tipo comprendono gli acquisti passati di un individuo e la storia dell’utilizzo di un prodotto.

Le caratteristiche che devono avere i dati e le informazioni divulgate secondo il principio della Smart Disclosure sono ovviamente le medesime degli open date, ovvero accessibilitĂ , standardizzazione e apertura dei formati, machine readability, interoperabilitĂ , temporalitĂ  dei dati.

In conclusion, la divulgazione intelligente è un altro interessante settore nel quale i dati aperti e liberi possono rivestire un ruolo formidabile per dare vita a un’offerta di nuovi strumenti e applicazioni legati al mondo dei consumi e dei servizi ai cittadini. Ma è anche da questi ultimi che bisogna partire, in particolare cercando di ridurre quel “data divide” del quale abbiamo già parlato sempre qui su SGI, e che si basa sulla costruzione di competenze nei cittadini riguardo ricerca, recupero e analisi dei dati.

[1] http://www3.weforum.org/docs/WEF_ITTC_PersonalDataNewAsset_Report_2011.pdf
[2] http://www.whitehouse.gov/sites/default/files/us_national_action_plan_final_2.pdf
[3] http://www.whitehouse.gov/sites/default/files/omb/inforeg/for-agencies/informing-consumers-through-smart-disclosure.pdf

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