La rete DiCultHer, della quale SGI è uno dei membri più attivi, in questi ultimi giorni ha ottenuto un piccolo, ma significativo risultato grazie ad una tempestiva azione di lobby per portare all’attenzione del Parlamento e del Governo il tema dell’eredità culturale digitale.
Lo scorso 9 gennaio era calendarizzata in Senato la ratifica della Convezione di Faro, un ottimo documento che è da molti anni la pietra angolare per lo sviluppo delle politiche culturali in Europa. Purtroppo, essendo datata 2005, non considera la realtà del patrimonio culturale digitale e anzi ghettizza l’uso di queste tecnologie a un mero ruolo di archiviazione e conservazione, rischiando di far venir meno in questo settore una delle leve più potenti per l’innovazione, quella legislativa. Per tale motivo, DiCultHer, dopo un ricco dibattito interno, ha deciso di compiere un blitz nei giorni intorno all’Epifania per sensibilizzare al problema alcuni parlamentari affinché fosse presentato un ordine del giorno che impegnasse il Governo a compiere i passi necessari perché almeno nella legislazione italiana il patrimonio culturale digitale avesse pari diritto di cittadinanza rispetto alle sue altre tipologie “tradizionali”.
L’esito dell’azione è andato oltre le più rosee speranze, in quanto ha portato ad un rinvio della ratifica, in quanto è stato ritenuto necessario compiere ulteriori approfondimenti. Naturalmente, nessuno di noi è contento per questo ulteriore rinvio di un atto legislativo atteso con ansia dal settore culturale da appena 14 anni, però siamo molto felici del fatto che i nostri parlamentari abbiano compreso l’importanza del tema e abbiano avviato una reale riflessione sull’importanza e sul valore del patrimonio culturale digitale. Felicità che si tinge anche di un pizzico di orgoglio associativo, dato che il supporto per la stesura del documento finale all’iperattivo Carmine Marinucci, Segretario DiCultHer e nostro socio, è venuto da altri tre nostri Soci.
Ora dobbiamo continuare a lavorare per due ulteriori obiettivi.
In primo luogo dobbiamo fare quel che possiamo nel nostro piccolo per accertarci che la Convenzione di Faro sia ratificata in tempi strettissimi, accompagnata da un ordine del giorno nel quale il nostro Senato indichi la strada per l’integrazione dei suoi ottimi principi con norme che riconoscano l’esistenza e il valore del patrimonio culturale digitale.
In secondo luogo dobbiamo impegnarci perché l’attenzione che abbiamo ottenuto non sia episodica, ma si tramuti in un confronto regolare tra il Parlamento e i portatori di interessi del settore. Fortunatamente, l’Intergruppo Innovazione si è dimostrato sensibile al tema e questo ci permette di guardare con ottimismo al futuro.
Naturalmente, questo articolo è tanto un atto di doverosa informazione verso i Soci, quanto un invito a chiunque se la sentisse di dare una mano ad unirsi alla nostra banda su Telegram per concordare i prossimi passaggi. Condurre azioni di lobby etica non è uno sforzo vano, anche per organizzazioni piccole come la nostra, se le idee che si rappresentano sono forti.