E se per cambiare si valorizzassero le risorse della montagna?

L’innovazione non è solo un fenomeno cittadino. Ciò è tanto più vero in Italia, paese che ha una storia plurimillenaria di innovazione. Un’esempio molto interessante è il Codice Forestale camaldolese, sintesi di un sapere che si origina nell’XI secolo da una fitta rete di comunicazione tra il mondo monastico europeo e la comunità scientifica araba. Un sapere tanto moderno da essere ripreso prima dall’INRM, poi dal Ministero delle Politiche Agricole e Forestali e ora dall’INEA in un progetto volto a dare spunti alle politiche di sostenibilità ambientale ed economica nelle aree montane. Per citare un esempio, le società cooperative non sono un’invenzione contemporanea, ma se ne trovano esempi collegati ai monasteri camaldolesi già secoli fa. Cuore di questo progetto di conservazione e rielaborazione del sapere antico è il Collegium Scriptorium Fontis Avellanae. In questi giorni il Collegium ha pubblicato una lettera aperta, sottoscritta dal Presidente della Regione Marche e praticamente da ogni associazione di rappresentanza delle categorie produttive e delle istituzioni nella regione. La lettera si rivolge ai candidati premier e stimola una visione diversa della “fabbrica più competitiva e non delocalizzabile del paese: la montagna italiana”.

E’ una lettura che stimola qualche riflessione interessante in un momento storico nel quale il paese e la sua classe politica non dovrebbero perdersi in infiniti dibattiti su questioni contingenti e di breve respiro, ma interrogarsi sulle scelte strategiche per garantire ai nostri figli e nipoti di vivere in un paese non troppo più povero di quello che abbiamo ricevuto dai nostri padri e nonni.  Chi fosse interessato può leggere la lettera qui: Lettera Aperta dal Collegium Scriptorium Fontis Avellanae.

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