Boom Apple: nell’ultimo anno quanto fatto in 28 anni. Microsoft trema?

Nell’ultimo anno la Apple ha venduto più che nei 28 anni precedenti, messi insieme.

Grafico vendite Apple, dati Asymco

Questi numeri oggettivamente impressionanti, a mio avviso, dimostrano quanto il mondo dell’informatica avesse bisogno di innovazione. La Apple adotta delle strategie che in buona parte non condivido (formati proprietari, contratti vincolanti, ossessione per i brevetti, anche i più controversi, ecc.). Ma non si può negare che – a differenza di altri produttori – dedica molte risorse e molto tempo alla qualità e alla ricerca.

La differenza qualitativa tra un Mac e un PC, nell’hardware ma soprattutto nel software, non può essere liquidata come una battuta dell’eterna guerra informatica da “nerd”. Era incredibile che un sistema operativo come Windows, così vulnerabile, instabile e lento (a parità di risorse), resistesse tanto a lungo. Qualcosa non funzionava nelle leggi del mercato.

Ora sembra che il meccanismo si sia sbloccato. E in effetti per la maggioranza degli utenti non è più così obbligatorio usare Windows. Internet ha reso realmente più semplice scambiarci i documenti. I file system di hard disk e floppy (chiusi, non interoperabili, rigorosamente proprietari) sono ormai irrilevanti. E gli effetti benefici si vedono. Anche per gli utenti Windows. Con la versione 8 la Microsoft introduce alcuni concetti che potevano (e dovevano) essere introdotti 20 anni fa. E se ora finalmente lo fa è probabilmente in risposta ai numeri di cui sopra.

Sarebbe una gran cose se fra qualche anno potremo scegliere il nostro computer in base a come funziona, e non in base a quanto soddisfa i ricatti commerciali e di brevetto di questa o quella multinazionale. Sarebbe una gran cosa se le Pubbliche Amministrazioni nel mondo (un cliente fondamentale per le software house) imponessero formati aperti e interoperabili, vietassero file system chiusi, chiedessero regole chiare e trasparenti per ecosistemi come iTunes o Google Music.

Sono certo che ci arriveremo, speriamo non tra altri 20 anni.

Tratto da: Pagina Tre.

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