Legge sull’Agenda Digitale: i punti su cui si può essere soddisfatti

Il decreto Crescita 2.0 è quindi stato convertito in legge con gli emendamenti approvati al Senato. Abbiamo già evidenziato le nostre critiche sulle parti che crediamo rendano monca questa legge, in alcuni casi inattuabile o dannosa, e sulle quali riteniamo sia necessario intervenire al più presto. C’è in più il rischio che gli oltre venti decreti attuativi necessari rallentino ancora di più il cammino futuro.

Nel percorso che ha portato a questa legge ci sono comunque dei punti positivi, di metodo e di merito, sui quali è utile soffermarsi.

Di metodo:

  • alcuni gruppi di lavoro governativi hanno sviluppato il tema in modo aperto e collaborativo, sia in presenza (audizioni non formali ma di lavoro) sia online con diversi attori (associazioni, organizzazioni, esperti, ..);
  • il lavoro collaborativo sviluppato dall’Associazione SGI tramite la Consulta Permanente dell’Innovazione e poi su wiki per la preparazione degli emendamenti ha avuto un’accoglienza e un’attenzione elevata dai parlamentari di diverse forze politiche (su tutti Pd, Pdl, IdV), il che ha portato alla presentazione di diversi emendamenti e ha permesso che alcuni di questi (dieci) fossero alla fine approvati. In un processo di discussione parlamentare caratterizzato dall’assenza di discussione reale e approfondita, può essere rilevata come esperienza positiva, su cui poter costruire.

Di merito (non in ordine di importanza, ma di articoli di legge):

  • sono da considerare positivamente i capitoli sui Dati Aperti, sul Riuso, sull’Accessibilità, sulle Comunità Intelligenti (anche se con la bocciatura dei nostri emendamenti sulla definizione stessa – che manca -, sull’alfabetizzazione digitale, sulla composizione del Comitato e sugli organi di consultazione, questo articolo diventa di arduo sviluppo), oltre che tutti i provvedimenti in tema di integrazione e interoperabilità;
  • grazie ai nostri emendamenti, inoltre, sono stati inseriti,
  1. l’impegno del governo, con l’Agenzia, a redigere il piano strategico, che oggi manca, entro 60gg;
  2. la previsione di audit di sicurezza sull’Anagrafe della Popolazione Residente;
  3. la puntualizzazione sugli strumenti da utilizzare per il documento digitale unificato;
  4. l’impegno a definire le Basi di Dati “critiche”, da trattare in modo particolare sulla qualità dei dati;
  5. la possibilità data a chiunque (e non solo agli interessati) di chiedere l’apertura dei dati pubblici;
  6. l’impegno a precisare in modo specifico i casi eccezionali in cui può non valere l’obbligo di apertura dei dati;
  7. l’impegno delle amministrazioni a redigere ed attuare un “piano per la realizzazione del telelavoro“.

E su questo “qualcosa che c’è”, e che però è ancora è in parte da costruire, è bene sia rivolta particolare cura e attenzione.  Nell’area dei Dati Aperti, l’iniziativa della giornata Italiana dell’Open Data va in questo senso.

 

 

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