Assemblea annuale ASviS, del 17 dicembre 2018, e Rapporto ASviS 2018

Tra i diversi impegni volti al raggiungimento dei modelli di innovazione nella società, nei processi dell’economia e del lavoro e nei contesti ambientali, gli Stati Generali dell’Innovazione partecipano alle attività di ASviS – Alleanza per lo Sviluppo Sostenibile – impegnata nel raggiungimento degli obiettivi fissati dall’ONU per il 2030.

Il 17 dicembre 2018, si è svolta l’Assemblea annuale ASviS presso la sede di Confcooperative in Via Torino a Roma.

Dunia Pepe, insieme ad altri membri SGI, è delegata a prendere parte ai gruppi di lavoro ASviS.

Con piacere, pubblichiamo il suo resoconto dell’assemblea.

Il portavoce dell’ASviS Enrico Giovannini ha voluto sottolineare, in primo luogo, come l’Alleanza abbia assistito, anche nel 2018, ad una significativa crescita degli aderenti. Per il 2019, l’obiettivo è quello di raggiungere mille eventi nel Festival e rafforzare i modelli di educazione e di sensibilizzazione allo sviluppo sostenibile. Nel corso dell’Assemblea, sono stati approvati il bilancio consuntivo del 2018 e le linee programmatiche per il 2019.

L’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile, ha spiegato Giovannini, conta più di 220 organizzazioni aderenti, con la partecipazione di molti soggetti tra i più significativi della società civile. I gruppi di lavoro costituiti e operanti al suo interno affrontano non solo le sfide dei 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile ma anche temi trasversali come la cultura, l’industria, la finanza, avvalendosi dell’apporto di oltre 300 esperti delle organizzazioni aderenti, uniti in un lavoro dialettico per la formulazione di proposte comuni.

“Nel 2018, l’Alleanza ha conseguito numerosi e importanti risultati superiori a quanto inizialmente previsto, affermandosi come una delle realtà più dinamiche della società civile italiana”. In particolare:

  • l’ASviS rappresenta la più ampia coalizione della società civile mai costituita in Italia;
     
  • nel confronto internazionale l’ASviS viene considerata un caso unico per numero di aderenti e ampiezza del campo di attività;
     
  • la presenza sui media e l’influenza dell’Alleanza nel dibattito pubblico    sono cresciute notevolmente e oggi la società italiana ha una consapevolezza dell’Agenda 2030 nettamente superiore a quella del recente passato;
     
  • le proposte dell’Alleanza hanno influito in modo decisivo sul disegno della governance della Strategia nazionale di sviluppo sostenibile, approvata dal Cipe a dicembre 2017, e sui contenuti della direttiva del Presidente del Consiglio di marzo 2018.
     

L’impegno di elaborazione e di proposta politica dell’ASviS ha visto nel 2018 due momenti fondamentali: prima delle elezioni, l’Alleanza si è confrontata con tutti i partiti e movimenti, sulla base delle sue proposte sintetizzate in un decalogo. Questa azione ha trovato un significativo riscontro nell’adesione alle idee dell’Alleanza da parte di quasi tutte le forze concorrenti alle elezioni. Il 4 ottobre 2018, è stato presentato presso la Camera dei deputati il Rapporto ASviS 2018 sull’Italia e gli Obiettivi di sviluppo sostenibile le cui analisi, per la prima volta, si sono estese anche alla dimensione regionale.

Il secondo Festival dello sviluppo sostenibile, che si è svolto tra maggio e giugno, ha fatto registrare 702 eventi su tutto il territorio nazionale, oltre il triplo della precedente edizione di questa manifestazione, con un significativo apporto della Rus, la Rete delle università per lo sviluppo sostenibile, e di numerose città come Bologna, Parma, Bari.

L’azione di comunicazione dell’Alleanza si è rafforzata attraverso il sito, che ha visto un traffico raddoppiato rispetto al 2017 con oltre 220mila utenti singoli, e i social media, dove i follower sono cresciuti da 3.500 a oltre 15.700 su Facebook e da 1.650 a 6.800 su Twitter, mentre è stata avviata anche una sistematica comunicazione video attraverso un telegiornale settimanale.

Nel campo dell’educazione allo sviluppo sostenibile, il 2018 ha visto la realizzazione di numerose attività, a cominciare dalla prima Summer School organizzata dall’ASviS in collaborazione con altri soggetti a Siena. L’ASviS ha altresì portato avanti il dialogo instaurato con il Miur a partire da un Protocollo di intesa firmato alla fine del 2016. In particolare, nel corso del 2018 si è realizzata la seconda edizione del concorso nazionale ASviS-Miur per le scuole italiane sugli SDGs, dal titolo “Facciamo 17 Goal. Trasformare il nostro mondo: l’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile”. Il corso e-learning che illustra l’Agenda 2030 e il sistema degli SDGs è stato messo a disposizione dei docenti italiani ed è stato seguito da circa 33mila persone.

Si è anche rafforzata l’attività dell’ASviS nella realizzazione di strumenti statistici e analitici originali e innovativi per analizzare il percorso verso gli SDGs. Oltre agli indicatori nazionali, quest’anno l’Alleanza ha prodotto anche indicatori compositi per misurare la dinamica dell’Unione europea e dei singoli Paesi.

A partire dall’anno 2018, il Rapporto ASviS ha analizzato il percorso dell’Italia nell’attuazione dell’Agenda 2030 anche a livello regionale, monitorando sulla base di un set di dati statistici, la distanza del Paese rispetto ai 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile ed evidenziando i passi compiuti nell’anno. In occasione del Rapporto ASviS, sono stati pubblicati dunque anche gli indicatori compositi che sintetizzano, sulla base di quasi 80 indicatori statistici elementari, l’andamento, per ogni SDG, di ciascuna regione rispetto all’Italia.

Dall’anno della sua nascita, nel 2016, l’Alleanza è fortemente cresciuta ponendosi mete via via più avanzate. L’impegno maggiore, per portare l’Italia su un sentiero di sviluppo sostenibile, è certamente quello di stimolare la politica verso un’azione coordinata per il raggiungimento degli Obiettivi dell’Agenda 2030, un coordinamento che può essere realizzato solo coinvolgendo l’intero governo attraverso la Presidenza del Consiglio, perché la sostenibilità non è solo ambientale, ma anche sociale ed economica.

Dobbiamo intensificare il nostro lavoro nella società italiana, spiega Giovannini, rendere le nostre proposte sempre più concrete e stringenti, supportare le Regioni e le Città metropolitane nell’elaborazione di propri piani di sviluppo sostenibile. Il mondo delle imprese e della finanza sta progressivamente apprezzando l’importanza della transizione allo sviluppo sostenibile. L’economia circolare sarà in futuro il parametro del successo nella produzione e nel confronto con il mercato. La crescita della “finanza d’impatto”, attenta ai valori dell’ambiente, della socialità e della governance, impone alle imprese nuovi criteri di analisi delle attività nei confronti dei propri stakeholder. Sarà opportuno, seppure in forma semplificata, estendere la rendicontazione non finanziaria anche alle medie imprese, per consentire loro di accedere alla “finanza verde”.

“Infine l’Europa. Sappiamo bene, osserva Giovannini, che non c’è modo di fare una politica di sostenibilità se manca il concerto europeo. Le prossime elezioni saranno una grande occasione di riflessione e di stimolo per allineare i programmi dei partiti e della futura Commissione agli obiettivi dell’Agenda 2030”. L’ASviS dal canto suo continuerà ad avanzare proposte, confrontandosi con i partiti, difendendo i valori della solidarietà, dell’ambientalismo, della cooperazione internazionale che sono indispensabili per raggiungere gli Obiettivi. Nel corso del 2019, le attenzioni dell’ASviS si concentreranno particolarmente sui temi della povertà, della transizione energetica e sulle possibilità di sviluppo dell’economia circolare che potrebbe rappresentare una grande rivoluzione.

I processi orientati alla sostenibilità, osserva Enrico Giovannini, stanno crescendo molto nelle imprese, nella società civile e anche a livello internazionale. Tuttavia, come ha rivelato il Rapporto ASviS 2018, sia a livello nazionale che a livello europeo, c’è ancora poca chiarezza sulla struttura della governance che dovrebbe operare la trasformazione epocale indicata dall’Agenda 2030. In Italia, il coordinamento tra le politiche governative per lo sviluppo sostenibile di fatto non è stato attuato. Nella Legge di bilancio ci sono interventi che vanno nella direzione giusta, ma continua a mancare un quadro d’insieme e un indirizzo chiaro da parte della direzione.

Proprio in tal senso è possibile dire, nella prospettiva di Enrico Giovannini, che… “non ci siamo. Guardando ai dati disponibili e alle azioni concrete assunte negli ultimi tre anni, comincia a diventare evidente che difficilmente il mondo, l’Europa e l’Italia rispetteranno gli impegni presi solennemente il 25 settembre del 2015, con la firma dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile. Nonostante il miglioramento che si osserva in tanti indicatori globali relativi a tematiche economiche e sociali, e le azioni intraprese nella giusta direzione da parte di moltissimi Paesi, di migliaia di imprese e città, non si è ancora determinata quella discontinuità culturale e di scelte strategiche necessaria per raggiungere, entro il 2030, i 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile sui quali tutti i leader del mondo si sono impegnati”.

Per ciò che riguarda l’Italia, le battaglie politiche che potrebbero qualificare l’ASviS nel 2019 dovrebbero riguardare dunque, innanzitutto, la promozione di una legge annuale per lo sviluppo sostenibile che assembli le proposte dei gruppi di lavoro. Non è facile da realizzare, ma la nascita dell’intergruppo parlamentare sullo sviluppo sostenibile, che va allargato in modo da coprire tutte le forze politiche, può essere un’opportunità in questa direzione.

Il secondo aspetto è la raccolta di firme per l’inserimento dello sviluppo sostenibile in Costituzione. Per l’ASviS è una spinta per far sì che questa proposta sia condivisa da tutto il Parlamento, perché toccando la prima parte della Costituzione è fondamentale che ci si avvicini all’unanimità dei consensi.

Il terzo aspetto importante, che ha una forte componente politica, è la regionalizzazione dell’Agenda: se effettivamente le Regioni faranno propria la proposta di sviluppare strategie regionali di sviluppo sostenibile, l’ASviS potrebbe sostenere le diverse iniziative creando una rete di azioni comuni che poi magari si potrebbero trasferire a livello statale.

Un ultimo elemento importante nel corso dell’anno è il tema europeo, cioè capire come l’Agenda 2030 sarà recepita nel profilo programmatico delle varie forze politiche e nelle priorità che la futura Commissione proporrà.

Le forze della società civile come l’ASviS possono avere un ruolo per mostrare alla prossima Commissione e alla prossima maggioranza parlamentare i vantaggi di scegliere un futuro pienamente sostenibile. Sappiamo che ci sono resistenze. Non tutte le imprese sono pronte a fare il salto, non tutti i governi sono pronti, non tutti i cittadini sono pronti, ma è evidente che né la Commissione europea, né il Consiglio, né il Parlamento da soli riusciranno a riconquistare il cuore degli europei solo grazie ad un singolo regolamento o una singola direttiva giusta; lo faranno soltanto se la società civile riuscirà a condividere e sostenere il progetto di un’Europa campionessa mondiale di sviluppo sostenibile. Questo sta all’intelligenza della politica.

L’ASviS sta cercando altresì di affrontare alcune tematiche importantissime, in diverso modo legate agli obiettivi di sviluppo sostenibile, quali il cambiamento climatico, le disuguaglianze, la disoccupazione ed i giovani.  Bisognerà capire in primo luogo come si porrà il reddito di cittadinanza che dovrebbe essere un intervento per i disoccupati e quindi per favorire l’accesso al lavoro, ma che in ogni caso non potrà toccare tutti i poveri. In povertà assoluta ci sono oggi in Italia anche 300mila minori, che chiaramente non potranno essere mandati a lavorare. “Il secondo tema caldo, secondo Giovannini, sarà la transizione energetica e climatica: quali misure l’Italia intende assumere per realizzare il forte taglio delle emissioni già stabilito a livello europeo? Sappiamo che l’Italia ha una quota di rinnovabili già superiore all’obiettivo 2020, ma non abbiamo un piano su come andare avanti. Ci sono implicazioni e conseguenze economiche molto importanti”.

In merito al ruolo delle imprese e della finanza è possibile, secondo Giovannini, fare un significativo parallelo: “… un marxista direbbe che la globalizzazione è stata una invenzione del capitalismo per evitare l’implosione, perché allargando il mercato a miliardi di persone ha certamente impresso una spinta tale da guadagnare molti anni rispetto all’ipotesi di un collasso determinato dalla riduzione del tasso di crescita dell’economia. Mi domando se un giorno qualcuno dirà che la transizione allo sviluppo sostenibile sarà un nuovo modo che il capitalismo si è inventato per evitare il suo collasso. Questa riflessione mi ha fatto pensare che abbiamo bisogno di leadership: anche la globalizzazione non è partita dal basso, ci sono stati leader politici che hanno deciso di far entrare la Cina nel Wto e di aprire i mercati, generando un processo che ha tirato fuori miliardi di persone della povertà, anche se ha accelerato il processo di distruzione del Pianeta”.

Oggi forse abbiamo la possibilità di creare veramente, con leadership adeguate, una nuova narrativa per un capitalismo sostenibile e, probabilmente, anche le imprese vedono questa opportunità. Una tale trasformazione ha anche implicazioni statistico-contabili importanti. Così come la globalizzazione ha messo in crisi il significato del Pil nazionale (la cui stima, a causa delle attività delle multinazionali, ha perso precisione), con l’economia circolare dobbiamo anche cambiare i criteri di valutazione delle imprese. Se un’impresa o un settore passasse a un’economia circolare che abbattesse drasticamente il costo dei materiali, materie prime e beni intermedi, questa innovazione potrebbe non cambiare affatto l’indicatore principe di competitività, che è dato dal costo del lavoro per unità di prodotto.

La globalizzazione, con la competizione dei bassi salari dei Paesi emergenti, ha schiacciato verso il basso il costo del lavoro nei Paesi industrializzati e ha alimentato un capitalismo rapace. Ma se la tendenza allo sviluppo sostenibile andrà verso l’abbattimento dell’altro 70% dei costi, come funzionerà il mondo? Non abbiamo neanche gli strumenti di misurazione per dirlo. Eppure, dobbiamo attrezzarci per misurare quel cambiamento epocale che forse ci salverà.

Un’ultima osservazione di Enrico Giovannini in risposta ad un’intervista di Donato Speroni riguarda il suo giudizio sull’Alleanza per lo sviluppo sostenibile. Alla domanda: “Te l’aspettavi così?” Giovannini risponde: “La sognavo così. Intendo dire un soggetto plurale, ma veramente plurale, in grado, con tutte le difficoltà e anche le inevitabili superficialità del caso, di tenere insieme pezzi della società civile che non la pensano necessariamente nello stesso modo”. L’alleanza ha messo insieme maschi e femmine, giovani e meno giovani. Se oggi in Italia si parla di Agenda ONU 2030, per la salvaguardia e lo sviluppo del pianeta, è in gran parte grazie all’ASviS. L’Alleanza è diventata un punto di riferimento anche per soggetti lontani da questi temi che inizialmente non erano minimamente coinvolti.

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